UNICAL: il prof. Rubino eletto Capo del Dipartimento di Scienze giuridiche e aziendali
Sud e Mediterraneo: intreccio tra passato e futuro
Parlare del Mediterraneo, desta una serie di sensazioni ed emozioni vive ed intense non facilmente descrivibili: basti pensare che sulle sue sponde sono nati e vissuti gli egizi, i fenici, i greci, i romani, gli ebrei, i cristiani; storie, tradizioni, culture, religioni grazie a questo mare si sono incontrate e, purtroppo,a volte, anche scontrate e la civiltà occidentale in quelle acque ha trovato le sue origini. Il Mediterraneo è, certamente, un modello non comune di coesistenza tra popoli diversi, è un bacino di gravitazione, è la porta dell’Europa rispetto all’Asia ed all’Africa, un luogo dove non solo si può coesistere, ma ci può confrontare, dove si possono creare le condizioni per avviare un costruttivo dialogo che consenta a tutti di arricchirsi partendo dalle diversità. Parlare di Mediterraneo può sembrare un volgersi al passato, percorrere strade e rotte di grandi glorie e ricordare un patrimonio artistico, culturale, religioso incommensurabile, può sembrare di immergersi in un mondo ormai sommerso, che nulla può più dire, se non risvegliare pensieri e sensazioni. Ma il “mare nostrum” non è solo storia, non è solo passato, anche se tanto deve la nostra civiltà alla sua storia, è anche un presente vivo ed in pieno fermento, e può costituire una feconda base per costruire un futuro diverso.Negli ultimi anni si va diffondendo uno spirito di maggiore cooperazione tra i paesi rivieraschi, si stanno avviando iniziative economiche e commerciali e diverse iniziative culturali consentono di allacciare vari rapporti. Significativo è il dato comunicato tempo fa dall’Organizzazione Mondiale del Turismo che il bacino del mediterraneo rappresenta il 30 per cento del traffico turistico mondiale con una crescita media annua di oltre il 2 per cento. I flussi migratori che vi graviteranno nei prossimi anni saranno sempre più intensi e sicuramente determineranno una notevole trasformazione delle dimensioni socio-culturali; basti pensare che la popolazione di questo bacino, secondo attendibili previsioni, potrà arrivare tra i 300 ed 400 milioni di abitanti.Questa area, quindi, attraverso i segni dei tempi passati, attraverso le tracce rimaste dalla sua grande storia rappresenta una grande ricchezza. Il Mediterraneo, infatti, da qualche tempo, sta attirando grande attenzione sul piano internazionale; anche la Comunità europea guarda con interesse questo bacino dove potrà giocarsi la partita decisiva dello sviluppo dell’Europa.
Nuove proficue opportunità culturali ed economiche si possono, pertanto, aprire per il Mezzogiorno d’Italia che ha visto coesistere le tradizioni dell’Occidente e dell’Oriente, è stato uno snodo storico tra le culture del bacino e può veramente diventare fulcro, punto di riferimento delle attività e dello sviluppo dell’intera area, ponte tra differenti realtà culturali e politiche, cerniera verso l’Europa. Di questo ruolo strategico e determinate che il Sud può svolgere se ne parla da tempo, si sta acquisendo una certa consapevolezza delle enormi ricadute che può avere per quest’area, ma forse poco si sta facendo per rendere concrete queste grandi potenzialità.
Sono ormai tanti i soggetti che affrontano le tematiche dell’area mediterranea, proliferano i convegni indetti da pubbliche amministrazioni, da università, da associazioni, certamente validi, ma che restano fine a se stessi: si sviluppano teorie, concetti, si fanno attente riflessioni, ma spesso tutto termina al terminare dei lavori congressuali.
Manca, tuttavia, un ruolo di sintesi, un ruolo di raccordo e coordinamento di tali iniziative e, soprattutto, manca chi dalle idee riesca a passare alla fase pratica, operativa.E’ importante che le istituzioni prendano consapevolezza dell’importanza che il Sud avvii iniziative per un confronto con gli Stati e le popolazioni che gravitano nel Mediterraneo, iniziative che devono basarsi sull’apertura al dialogo come punto di forza per riuscire a trovare e catalizzare le indispensabili sinergie foriere della cooperazione tra i popoli. Ed il dialogo è senza dubbio la fondamentale base su cui costruire, attraverso lo scambio di idee, attraverso il confronto continuo, nel rispetto della identità di ognuno, quel clima di solidarietà indispensabile per fare un cammino comune.
Se il Sud vuole davvero candidarsi a svolgere un ruolo determinante nell’area Mediterranea, “la geografia, la storia ce lo impongono, congiurano nel darci un ruolo che forse non siamo stati finora capaci di svolgere appieno”, allora sicuramente “dobbiamo” senza alcuna esitazione, con la necessaria tenacia, approntare una strategia, definire un percorso che ci consenta di raggiungere questo grande obiettivo. Se il dialogo è la carta vincente, dobbiamo cominciare ad utilizzare questo grande strumento di comunicazione, prima che altre regioni, e sono diverse quelle interessate, ci precedano irrimediabilmente. Uno dei limiti di noi meridionali è proprio la mancanza di dialogo tra i cittadini, tra le istituzioni, tra le associazioni, tra i cittadini e le istituzioni e, purtroppo, succede che all’interno di una stessa istituzione si creino delle barriere mentali che impediscono il confronto. Tutto questo va superato con ogni mezzo, altrimenti si sarà perdenti in partenza.
Per superare questi ostacoli occorre indubbiamente una regia unica, un ruolo di coordinamento che, pur rispettando le idee dei singoli soggetti, raccordi ed indirizzi gli interventi verso il comune obiettivo. Questa funzione non possono che svolgerla le regioni interessate che sono gli organi istituzionali di programmazione e di coordinamento ed hanno tutti gli strumenti normativi ed amministrativi per farlo.
Non dobbiamo farci sfuggire questa irripetibile occasione. Non è azzardato affermare che lo sviluppo dell’Europa passerà attraverso il Mediterraneo e non può il Sud , che è al centro del bacino mediterraneo, rinunciare ad una concreta possibilità di essere protagonisti di un progetto che tende a realizzare sviluppo economico e sociale attraverso la solidarietà e la cooperazione tra i popoli.
Luigi Bulotta