Riforma del Welfare in Calabria: il Consiglio di Stato conferma l’operato della Regione, serve comunque una revisione

 Riforma del Welfare in Calabria: il Consiglio di Stato conferma  l’operato della Regione, serve comunque una revisione

Si chiude il contenzioso sollevato dal Comune di Catanzaro nei confronti della Regione Calabria con la sentenza n. 5759, depositata oggi 5 agosto 2021 dal Consiglio di Stato che ha respinto definitivamente il ricorso proposto dal Comune di Catanzaro avverso la riforma del Welfare, confermando pertanto, l’operato della Regione.

Il Consiglio di Stato ha così ancora una volta sconfessato il Comune di Catanzaro per la vicenda della riforma del Welfare varata nel 2019 dalla Regione Calabria. Già lo scorso mese di marzo  il Consiglio di Stato aveva rigettata la domanda cautelare del Comune di Catanzaro che aveva chiesto la sospensiva del regolamento regionale con il quale, in attuazione della legge regionale n. 23/2003, era stata varato il sistema integrato degli interventi in materia di servizi e politiche sociali, attribuendo le competenze ai comuni.

Il Tar Calabria aveva respinto il ricorso del Comune che, però, non si era dato per vinto e, imperterrito, aveva presentato ricorso al Consiglio di Stato, chiedendo anche la sospensiva, adducendo pregiudizi gravi e non riparabili dovendo sostenere oneri senza che la Regione avesse assicurata adeguata copertura finanziaria. Sulla richiesta di sospensiva si era in un primo momento pronunciato, con ordinanza monocratica, il Presidente della terza sezione del Consiglio di Stato, accogliendo la domanda sul presupposto dell’esistenza del pericolo e pregiudizio per il Comune, decisione poi ribaltata in sede collegiale.

Ora la sentenza citata, sulla base della corposa e documentata difesa posta in essere dal competente Settore della Regione e dall’Avvocatura regionale, mette una pietra tombale sulla vicenda e respinge la domanda, sconfessando, per tabulas, tutte le motivazioni addotte dal Comune di Catanzaro,evidenziando che non c’è chiara evidenza delle ragioni del comune. Già in sede cautelare il Consiglio di Stato aveva evidenziato che il Comune, pur lamentando la inadeguatezza delle risorse che la Regione gli aveva assegnato, aveva speso solo in minima parte tale risorse ammontanti a ben 2.793.323,43 euro.

il Consiglio di Stato addirittura era andato oltre, affermando un importante e significativo principio cioè che a fronte di quanto evidenziato, è piuttosto l’interesse degli utenti, cui le prestazioni erogate dalle strutture socio-assistenziali sono destinate, a dovere, con ciò inviando un messaggio forte al Comune, facendo capire che sono inconcepibili le beghe tra amministrazioni, che violano il principio costituzionale di sana e leale collaborazione. E’ questo non può che valere ancora di più in una regione come la Calabria, dove sono tanti i bisogni sociali e tante le situazioni di povertà.

Certamente la sentenza ha una grande valenza sul piano giuridico confermando la congruità delle risorse destinate al funzionamento del sistema, ma sicuramente, come già evidenziato dall’assessore al welfare, Gianluca Gallo, la riforma va sicuramente rivista ed è auspicabile che da un lato riparta il confronto per una robusta revisione e che, dall’altro, i Comuni capiambito procedano tutti, senza distinzioni né ulteriori ritardi, a onorare i propri impegni, in particolare provvedendo subito alla liquidazione delle spettanze dovute alle strutture socioassistenziali che hanno continuato a garantire la puntuale erogazione dei servizi pur senza ricevere le dovute spettanze.

Si tratta di una necessità condivisa non solo dai vertici regionali, ma anche da tutti gli attori del terzo settore e dalla stragrande maggioranza dei sindaci calabresi e anche da parte di molti di coloro che all’epoca difesero la riforma.

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Redazione Tutto Sud News

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