Riace: il Ministero dell’Interno mette fine all’esperienza di accoglienza e integrazione degli immigrati

 Riace: il Ministero dell’Interno mette fine all’esperienza di accoglienza e integrazione degli immigrati

Il Ministero dell’Interno, nonostante la massiccia manifestazione popolare dei giorni scorsi, ha messo fine al modello Riace, esperienza di accoglienza e integrazione degli immigrati creato dal Sindaco Mimmo Lucano. In una circolare di ben ventuno pagine, redatta dai funzionari del dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione, vengono individuate una serie di  “palesi irregolarità” nella gestione del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). Si parla di «mancato aggiornamento della banca dati gestita dal servizio centrale», della «mancata corrispondenza tra i servizi descritti nella domanda di contribuito e quelli effettivamente erogati», nonchè «Anomalie riferite ai diversi immobili donati agli immigrati che non venivano registrati o messi in regola, solo in maniera tardiva», «mancata rendicontazione».

L’ispezione a Riace che era iniziata nel 2016 e si era conclusa a maggio del 2018, ha evidenziato anche l’«allegra» gestione dei pocket money, una sorta di pagherò, inventati da Lucano, per favorire la spesa degli immigrati. La procedura prevedeva che ogni commerciante incassasse l’equivalente in euro, esibendo la moneta «riacese». Questo sistema era stato creato perché le somme dell’accoglienza che dovevano arrivare dal Ministero non sempre erano puntuali. Ma, secondo gli ispettori ministeriali «Questa soluzione non consentirebbe l’accesso a molti negozi fuori dal paese di Riace, che vendono prodotti essenziali soprattutto per i bambini e sarebbe foriera di manipolazioni in sede di cambio-valuta». I migranti, in sostanza, spendevano la “moneta riacese”, solo nei locali «vicini all’entourage di Lucano». Anomalie, inoltre, sarebbero state individuate anche nella procedura nell’affidamento dei servizi. I sei Enti incaricati dei progetti nel 2014, sarebbero stati individuati senza nessuna procedura selettiva.

In conseguenza di tali irregolarità, entro sessanta giorni di tutti i migranti saranno trasferiti e dovranno essere restituiti i soldi spesi; si parla di centinaia di migliaia di euro che, secondo il Ministero, sarebbero stati utilizzati per scopi diversi da quelli per cui sarebbero stati finanziati.

Non si è fatta attendere la reazione del Sindaco «Vogliono soltanto distruggerci. Nei nostri confronti è in atto ormai un vero e proprio tiro incrociato: i nostri legali, comunque, stanno già predisponendo un ricorso al Tar contro la decisione del Viminale».

Salvini, dal Ministero, subito replica «Chi sbaglia, paga. Non si possono tollerare irregolarità nell’uso di fondi pubblici, nemmeno se c’è la scusa di spenderli per gli immigrati».

A sostegno del Sindaco Lucano è intervenuto il governatore della Calabria, Mario Oliverio, che ha chiesto a Salvini di fare un passo indietro. «È una decisione assurda ed ingiustificata. Mi auguro – evidenzia Oliverio-  che dietro non si celi l’obiettivo di cancellare una esperienza di accoglienza, estremamente positiva, il cui riconoscimento ed apprezzamento è largamente riconosciuto anche a livello internazionale. Chiedo al Ministro dell’Interno di rivedere questa decisione».

Sulla questione hanno preso posizione anche i Verdi, evidenziando che la circolare di Salvini «ricorda episodi dei regimi totalitari che non avremmo mai più voluto vivere. È arrivato il momento di ribellarci alla protervia di questa maggioranza». L’eurodeputato dem Andrea Cozzolino fa un appello «al presidente Fico: fermatelo, se avete la forza e il coraggio, altrimenti non sarete più credibili».

E’ intervenuta anche la Cgil Calabria che si è appellata alle autorità per scongiurare quello che ritiene «un fatto grave, disumano, un colpo alla Calabria, al Paese e all’Europa dei popoli.

Dura la posizione espressa dal giurista Gianfranco Schiavone, consulente a titolo gratuito del Comune di Riace per la realizzazione del progetto Sprarr,  che  si è dichiarato stupito per la «sproporzione del provvedimento» rispetto a quelle che sono soltanto «alcune modeste carenze formali e procedurali che riguardano la parte amministrativa del progetto». ed ha affermato che «Le persone non sono pacchi postali e stanno seguendo a Riace un percorso d’integrazione e di formazione che deve essere completato per non danneggiarle».

Sicuramente le iniziative e le proteste per la chiusura del progetto Sprarr di Riace riprenderanno e troppo il malcontento e il dissenso che si è creato. Vedremo nei prossimi giorni.

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Redazione Tutto Sud News

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