Lotta all’usura come dovere sociale

 Lotta all’usura come dovere sociale

 

Il fenomeno dell’usura sta diventando sempre più diffuso, favorito dalle attuali condizioni economiche e sociali del paese: la crisi in atto, le famiglie e le piccole imprese in difficoltà per l’aumento dei prezzi, i tassi elevati praticati dalle banche sono fattori che contribuiscono a creare condizioni per il ricorso agli usurai. E al Sud e alle isole il fenomeno ha raggiunto livelli allarmanti. La maggiore debolezza del Sud e, in particolare, della Calabria, rispetto al resto dell’Italia deriva dal perdurare di talune condizioni che favoriscono l’imperversare degli strozzini, come la dilagante disoccupazione, la diffusa criminalità che piega con estorsioni, ricatti, minacce, attentati la classe imprenditrice, il Pil pro-capite sempre inferiore rispetto al resto d’Italia, le notevoli difficoltà economiche in cui versano le famiglie, le proibitive condizioni di accesso al credito che il sistema bancario impone, l’assenza di valide politiche di sviluppo e di contrasto alla povertà.

Quasi un terzo dei commercianti calabresi è costretto a sottostare all’usura. Tutte le provincie della Calabria, secondo dati pubblicati tempo fa dall’Eurispes, con in testa Crotone, presentano, dai dati rilevati, posizioni di rischio alto per il fenomeno usura, come quelle della Campania e della Sicilia, della Puglia. In Sicilia è in testa Siracusa, in Puglia Foggia, in Campania Avellino e in Basilicata Potenza. Il mondo dell’usura registra enormi giri d’affari. Circa il 12% delle famiglie italiane si rivolge a privati per ottenere prestiti, non riuscendo ad ottenerli dal sistema bancario.

Il fenomeno è controllato con difficoltà in quanto chi è costretto a sottostare all’usura difficilmente denuncia gli strozzini all’autorità giudiziaria; le denunce sono in aumento, ma comunque sono di gran lunga inferiori rispetto alla reale dimensione dei casi che continuamente si verificano.

Infatti con l’aumentare delle difficoltà economiche di famiglie ed imprese aumentano i casi di usura da quella semplice fatta da un vicino di casa, da un conoscente,  a quella frutto di una sofisticata organizzazione messa in atto dalla criminalità caratterizzata da vere e proprie forme di sopraffazione che i soggetti in situazione di difficoltà e debolezza socio economica devono subire ( piccoli commercianti, imprenditori, anziani, ecc.).

D’altronde, in un contesto socio-economico di difficoltà come quello attuale, i fenomeni di “sofferenza” delle famiglie, in particolare del mezzogiorno, tendono ad aumentare. Sono ormai tante le famiglie che non ha un reddito mensile tale da consentirgli di arrivare alla fine del mese; molte possono sostenere economicamente le proprie esigenze di consumo solo utilizzando i propri risparmi; diverse sono pure le famiglie che hanno serie difficoltà nel pagamento delle rate del mutuo e del canone di affitto. E’ tutta, quindi, una situazione di difficoltà e debolezza in cui l’usura trova facilmente larghi spazi di diffusione e sostanzialmente non trova ostacoli. E tutto ciò contribuisce a creare maggiori situazioni di disastro economico per famiglie ed imprese con le evidenti conseguenze sul tessuto economico che vedrà sempre più ridotti i margini di sviluppo.

L’usura nasce dal bisogno e chi ci incappa imbocca una via spesso senza ritorno, per cui occorre una attenta analisi del fenomeno e porre in essere da parte delle istituzioni azioni incrociate e mirate di contrasto, oltre che di seria repressione.

E’ necessaria una rete tra vari soggetti, istituzionali e non, che da un lato prevenga il dilagare del fenomeno, dall’altro faccia emergere i casi in atto.

In primo luogo serve una adeguata politica del credito, definendo a livello regionale interventi che, sfruttando i rapporti con i massimi istituti bancari, consentano di mettere a disposizione degli operatori locali servizi e professionalità sempre più avanzati. La politica del credito regionale, la definizione di strumenti agevolativi, deve essere indirizzata a favorire il massimo grado di competitività del sistema creditizio. Bisogna, dunque, acquisire una nuova consapevolezza sui problemi della nostra realtà regionale; nel campo del credito atteggiamenti di passiva rassegnazione, o d’acuti contrasti, avranno inevitabilmente la conseguenza di ridurre il già modesto sistema di banche costituenti una rete di sportelli dipendenti da direzioni lontane che poca attenzione danno alla realtà locale.

Le imprese e le famiglie devono essere messe in condizione di poter agevolmente accedere al credito senza sottostare alle pesanti logiche bancarie che bloccano le attività e paralizzano lo sviluppo. Occorre una politica che favorisca rapporti costruttivi tra cittadini e banche al fine di incoraggiare iniziative ed attività che se penalizzate creano maggiori situazioni di bisogno e danno spazio all’usura. In verità, specialmente nel sud tra banche famiglie e piccole e medie imprese continua ad esserci un rapporto distonico, di reciproco sospetto che crea uno scostamento tra il modello proposto dalla banca e le esigenze che spingono a richiedere il credito.

Serve, insomma, una politica di sviluppo capace di far nascere, crescere e rafforzare l’economia e che rifugga da un sistema basato sulle garanzie patrimoniali, evitando inutili e frammentari interventi a pioggia, privilegiando, invece, chi merita e chi, pur senza poter offrire garanzie, riesce ad avviare attività serie che creano concrete possibilità occupazionali.

Diventa determinante che le Regioni diventino protagoniste e soggetti attivi sia nell’elaborazione di linee programmatiche d’intervento, sia nell’azione di coordinamento e di raccordo tra il sistema creditizio e i cittadini assicurando ogni possibile assistenza e sostegno.

Dall’altro lato è necessario, per contrastare e reprimere il fenomeno, che l’usura emerga e per questo è necessario che chi è soggetto ad usura denunci. L’usura è un fenomeno insidioso, sotterraneo e chi ne è vittima tende a non far conoscere la sua situazione e non solo perché teme minacce, rappresaglie e ritorsioni. Ma non denunciando si permette agli strozzini di non essere perseguiti e puniti e si rafforza il sistema dell’usura. Per combattere l’usura serve, oltre alle denunce, anche un adeguato supporto alle vittime ed una attività di prevenzione. Occorre una ampia informazione sull’utilizzo dei fondi antiusura sui benefici che possono derivare dalla denuncia come l’accesso a mutui senza interessi, serve una decisa lotta alla pubblicità ingannevole in materia finanziaria, la promozione di valide iniziative di microcredito, di educazione finanziaria finalizzata a prevenire fenomeni di sovraindebitamento e di mancata oculatezza nella gestione del denaro.

Le banche e i confidi dovrebbero velocizzare l’esame delle richieste di affidamento e di finanziamento, e le banche non dovrebbero considerare la condizione di protestato come pregiudizievole al credito. Particolare attenzione deve essere posta su chi ha denunciato estorsioni e usura ed abbia chiesto accesso al fondo di solidarietà, non lasciando sole le famiglie e le imprese con l’acqua alla gola. Chi arriva all’usura è un individuo che si è perso e non va lasciato solo, ma aiutato e supportato anche per ridargli dignità e fiducia.

In questa direzione già si muovono tante associazioni e fondazioni antiusura, ma serve una azione più incisiva da parte delle istituzioni che dovrebbero coordinare e favorire azioni ed interventi.

E’ necessario, quindi, affrontare il fenomeno in maniera compatta, coinvolgendo società, istituzioni e professionisti a tutti i livelli anche per creare un sistema virtuoso di solidarietà, e fare in modo che attraverso un fronte comune ed iniziative coordinate si possa adeguatamente contrastare questa piaga sociale che nuoce al tessuto sociale ed allo sviluppo economico.

Luigi Bulotta

 

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