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L’Arciconfraternita dell’Immacolata di Catanzaro, verso l’elezione del nuovo seggio priorale tra malumori e malcontenti
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L’antichissima Arciconfraternita “Maria SS.ma Immacolata” di Catanzaro, sorta dal terz’Ordine Francescano Secolare, fondato dai Frati Minori di San Francesco D’Assisi, le cui origini si fanno risalire addirittura nel 950 d.c., si appresta a rinnovare le cariche previste dallo Statuto.
La Confraternita dell’Immacolata è un’associazione pubblica, avente personalità giuridica, di fedeli, uomini e donne, i quali si propongono di fare assieme un cammino di fede che comprende l’assiduo ascolto della Parola, la testimonianza della vita cristiana. E’ soggetta alla vigilanza del Vescovo e all’osservanza della disciplina ecclesiatica. Come tutte le Associazioni riconosciute secondo l’ordinamento canonico, hanno un fine corrispondente alla missione della Chiesa, cioè attinente ad opere di pietà, apostolato, carità sia spirituale, sia temporale.
Sono organi della Confraternita, in base allo Statuto, l’Assemblea che è composta dai fedeli validamente associati; il Seggio Priorale che è eletto dall’Assemblea dei Confratelli e Consorelle; il Priore, anch’esso eletto dall’Assemblea. Il Priore e il seggio priorale durano in carica tre anni.
Essendo scaduto il triennio sono state indette, come previsto, le elezioni per il rinnovo degli organi. Fin qui, tutto normale. Ma cosa succede? Lo scorso anno, nel mese di febbraio, vengono indette le elezioni per il 27 marzo e si ricandidano il Priore uscente e alcuni componenti del Seggio Priorale in carica. Le elezioni vengono rinviate per la pandemia e nel frattempo l’Unione Diocesana delle Confraternite, che sovraintende queste associazioni, comunica ufficialmente ai candidati uscenti l’impossibilità a ricandidarsi dal momento che lo Statuto prevede un massimo di due volte consecutive.
Il Priore indice le elezioni per il rinnovo degli Organi, ma nè lui, nè qualcuno degli altri esclusi, sono convinti della regolarità della loro esclusione e si sentono defraudati dei loro diritti, quasi cacciati, e chiedono che giustizia sua fatta, laica o curiale, purchè sia fatta. Così, almeno, è dato apprendere da un articolo pubblicato su “Catanzaro informa”, quotidiano on line della città di Catanzaro.
Senza voler entrare nel merito, sarà chi è competente, nelle sedi opportune, ove saranno adite, a decidere! Ma la vicenda appare alquanto strana e disdicevole, soprattuto nel contesto in cui si svolge, la Chiesa e in una associazione ecclesiale soggetta all’osservana della disciplina ecclesiastica e alla vigilanza del Vescovo. Ma quali saranno i “gialli” e i misteri che qualcuno vede in questa vicenda?
Esaminando gli atti che abbiamo trovato, leggiamo, in effetti, all’articolo 10 dello Statuto che ciascun Confratello o Consorella può autocandidarsi alla carica di Priore per un massimo di due volte consecutive. All’articolo 16 del Regolamento analoga disposizione anche per il Seggio Priorale la cui rielezione è limitata ad un secondo triennio. Lo Statuto e il relativo regolamento sono stati approvati dall’Assemblea del 13 giugno 2014, presieduta dall’attuale Priore, successivamente aggiornati il 5 febbraio 2016. Quindi, i presenti che hanno votato sapevano della limitazione, che peraltro era prevista anche nel precedente Statuto del 27 marzo 2005.
Quindi la regola, ora contestata, esisteva già. E allora, qualcuno si chiede, perchè queste perplessità, questi dubbi e risentimenti? D’altronde il principio è più che corretto, usato anche nella società civile e nelle pubbliche amministrazioni, per evitare il perpetuarsi di una carica in capo alla stessa persona. A maggior ragione nella Chiesa, dove vige il principio della comunione e solidarietà e tutto il popolo di Dio è chiamato a cooperare nella Vigna del Signore. Perchè risentirsi per l’applicazione di una giusta e condivisa regola? Anche nella Chiesa si fa la corsa alle poltrone? Non dovrebbe essere così nella società civile, a maggior ragione nella Chiesa! Non dimentichiamo che il Priore e il seggio priorale non gestiscono potere, ma compiono un servizio per la Chiesa e per i Confratelli ed è giusto che si dia la possibilità a tutti di dare il loro contributo. Peraltro, come stabilisce lo Statuto, il Priore, come il Seggio, è “centro di unione” non di divisione e devono essere di esempio di virtù e precedere tutti i Confratelli nella pratica di vita cristiana nella quale anche l’obbedienza è una regola. Non basta accettare le regole e poi contestarle e non volere che si applichino!
Il rispetto delle regole è alla base della società. È importante capire che dietro ad una norma vissuta come un’imposizione fastidiosa, si nasconde in realtà la possibilità di stare bene con se stessi e con gli altri e soprattutto di esercitare senza limiti la propria libertà. Kant sosteneva che la libertà non consistesse nel fare tutto senza regole ma al contrario avere la determinazione di agire nel rispetto delle condizioni morali riconosciute. È libero chi non distrugge le regole di convivenza che permettono a tutti di vivere e realizzarsi.
E il primo insegnamento di Dio è proprio il rispetto delle regole. Infatti, quando Dio creò il mondo e tutte le cose che sono in esso, pose il primo uomo e la prima donna in un giardino chiamato Eden; Adamo ed Eva erano solo due persone, ma il primo insegnamento che il Padre volle impartire loro fu proprio il rispetto delle regole; “di tutto ciò che troverete nel giardino potete goderne ed essere felici; di ogni sorta di albero potete mangiarne il frutto, tranne che dell’albero della conoscenza del bene e del male; quello non dovete toccarlo, poiché’ se ne mangerete certamente morirete!”. Ecco che la regola imposta dal Signore ha finalità di protezione e salvaguardia della vita e dell’armonia del creato; e il mancato rispetto di quella regola apparentemente semplice ebbe come conseguenza la macchia del peccato e la morte su tutti gli uomini; questo sta a dimostrare che il rispetto delle regole è fondamentale sia che si tratti di una comunità, ma anche che nel rapporto tra due sole persone.
E allora, rispettiamo le regole, non considerandole come una imposizione, ma una esigenza di disciplina; non creiamo divisioni, fazioni all’interno della comunità, ma favoriamo la comunione e la fratellanza, che è lo spirito che anima e deve animare le Confraternite, lasciando da parte ambizioni e inutili polemiche che fanno solo male a tutti e anche a se stessi; lasciamo spazio a tutti di dare il loro contributo in pieno spirito confraternale! E’ quanto vorrebbero tanti confratelli e consorelle, ma anche tanti catanzaresi devoti all’Immacolata e che amano veramente la città.