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L’agenzia Fitch retrocede l’Italia : rating da BBB+ a BBB
L’agenzia Fitch boccia l’Italia ed abbassa la stima sulla tenuta tenuta economica del paese, tagliando il rating da ‘BBB+’ a ‘BBB’.
Secondo Fitch le motivazioni vanno cercate soprattutto nella debole crescita economica , il livello del debito delle amministrazioni pubbliche che lo ha lascia più esposto a potenziali shock avversi, la debolezza in corso nel settore bancario, che ha richiesto l’intervento pubblico programmato in tre banche da dicembre e , dulcis in fundo, lanciandosi anche in valutazioni di natura politica, un aumento del rischio politico.
L’Italia, secondo l’agenzia di rating, ha mancato gli obiettivi successivi del rapporto debito pubblico / PIL, che è aumentato di 0,5 punti nel 2016 al 132,6%.
Fitch prevede, quindi, che il debito delle amministrazioni pubbliche raggiunga il picco al 132,7%
del PIL nel 2017, riducendo solo gradualmente al 129,3% nel 2020 secondo le proiezioni di
sensibilità del debito.
Prosegue poi : il governo ha mantenuto il suo obiettivo di disavanzo fiscale del 2018 dell'1,2% del PIL e dovrebbe annunciare a settembre nuove misure per evitare l'attivazione delle clausole di salvaguardia dell'IVA, prevede una riduzione più piccola del deficit l'anno prossimo, all'1,7% del PIL, in quanto il governo cercherà di limitare il rafforzamento fiscale prima delle elezioni.
La debolezza del settore bancario, inoltre, aumenta i rischi negativi per l'economia e le finanze pubbliche; la prospettiva di rating di Fitch per il settore bancario italiano è negativa ,le sofferenze, la categoria peggiore dei prestiti, sono aumentate da 193 miliardi di euro nel mese di Ottobre a 203 miliardi di euro nel mese di Febbraio. Conclude, poi, con un'analisi politica , terreno che dovrebbe essere evitato da un'agenzia di rating : sondaggi attuali indicano un ulteriore svuotamento del sostegno ai partiti più centristi ed un panorama politico frammentato . Rischi di governo debole o instabile sono aumentati, così come la possibilità di partiti populisti ed euroscettici che influenzano la politica . Il maggiore populismo può smorzare l'appetito politico per le riforme, aumentare la pressione per lo svuotamento fiscale e pesare sul sentimento degli investitori. Il voto del 59% favorevole al 'No', nel referendum costituzionale di riforma di dicembre, ha lasciato un governo ad interim indebolito, meno capace di attuare nuove politiche da qui alle elezioni. Nel non riuscire a semplificare il processo legislativo, ci sarà anche un ambiente meno favorevole per la riforma economica a medio termine.