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La Green Economy e lo sviluppo sostenibile nel rispetto dell’ambiente: ne parla l’economista Walter Frangipane
Oggi si parla spesso di “Green Economy” (Economia Verde), in realtà da più tempo, ma oggi in particolare tante persone vorrebbero capire molto di più di quanto possa sembrare così semplice il termine inglese “Green Economy” e capire anche perché l’attenzione mondiale si rivolgerà in futuro verso questo obiettivo. L’argomento è molto complesso e ben più vasto di quanto si possa immaginare.
La “Green Economy”, infatti, ha un ampio “range” (portata, raggio di azione), che incorpora tra l’altro gli “all interaction systems” (tutti i sistemi che si influenzano reciprocamente) e che vanno dalla natura alla produzione dei beni, dalla metodologia alla giustizia sociale etc.: il campo, come si intuisce, è molto vasto. Secondo alcuni Economisti la “Green Economy” dovrebbe essere strettamente correlata all’Economia Ecologica in senso specifico. Altri Economisti, dalla visione più estensiva, ma prevalente, sostengono che la “Green Economy” debba avere un “holistic approach” (approccio “holistic”: holistic è un termine inglese/americano mutuato dal greco antico “ὅλος” cioè totale, globale, quindi “approccio totale”), nel senso che debba includere la difesa da parte di tutte le classi politiche e sociali delle soluzioni sostenibili.
Si comprende, quindi, come il termine “Green Economy” sia effettivamente molto ampio e comprenda, pertanto, qualsiasi teoria purché veda l’Economia come una componente fondamentale dell’ambiente su cui si basa. Alcuni anni fa The United Nations Environment Programme (U.N.E.P.) il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente ha definito la “Green Economy” «One which is low carbon, resource efficient and socially inclusive», cioè una «Economia a basse emissioni di carbonio, efficiente sotto il profilo delle risorse e socialmente inclusiva».
Le cose sono però alquanto evolute, perché ci sono state ulteriori risoluzioni, ma proprio su quella delle Nazioni Unite appena citata, la maggior parte degli Economisti verdi si sono dichiarati propensi ad adottare un approccio ampio e “holistic” (totale) alla comprensione e alla modellazione delle Economie, prestando tanta attenzione alle risorse naturali che alimentano l’Economia, tanta quanto il modo in cui funziona l’Economia stessa. I sostenitori di questa branca dell’Economia, quindi, si preoccupano della salute dell’ambiente naturale e credono che dovrebbero essere intraprese azioni per proteggere la natura e incoraggiare la convivenza positiva sia degli esseri umani che della natura. Tali Economisti difendono l’ambiente e argomentano che l’ambiente stesso ha un ruolo fondamentale nell’Economia e che la salute di ogni buona Economia è essenzialmente determinata dalla salute dell’ambiente di cui l’Economia è parte essenziale ed integrante.
La “Green Economy” è un’Economia equa che viene alimentata da fonti di energia “rinnovabili”, ma non è scevra da elementi di criticità. Alcuni Economisti, infatti, sostengono che i tentativi di separare la crescita economica dalla distruzione ambientale non hanno avuto molto successo, anzi a volte sono stati fallimentari, perché la crescita economica, affermano, è avvenuta invece grazie a tecnologie e fonti energetiche “non rinnovabili”: e questo in realtà si è verificato, come nel caso dello stabilimento delle acciaierie ILVA di Taranto.
Tuttavia la visione più corretta della “Green Economy” è quella di fornire prosperità a tutti entro i limiti ecologici del pianeta. Essa deve consentire a tutte le persone di creare e godere della prosperità, perché deve essere incentrata sulle persone ed il suo scopo è creare appunto una prosperità genuina e condivisa. Ma per essere genuina e condivisa la “Green Economy” deve concentrarsi sulla crescita della ricchezza che sosterrà il benessere. Attenzione però che la ricchezza non deve essere intesa soltanto sotto il profilo finanziario, ma deve includere l’intera gamma dei capitali umani, cioè delle persone fisiche sia negli aspetti naturali che in quelli sociali.
La “Green Economy” deve dare priorità sicuramente agli investimenti, ma anche all’accesso ai sistemi naturali sostenibili, alle infrastrutture, alla conoscenza e all’istruzione, componenti insieme necessarie affinché tutte le persone possano prosperare. E così si potranno dischiudere opportunità per mezzi di sussistenza, spazi alle imprese e posti di lavoro verdi e sopra tutto dignitosi, ponendo l’uomo al primo posto, l’uomo e il suo ambiente che la natura vuole restituirgli.
La “Green Economy” deve promuovere l’equità nel suo contesto e tra le generazioni a venire, deve essere inclusiva e non discriminatoria, evitando la cattura dell’élite e in particolare deve sostenere l’emancipazione definitiva delle donne. Naturalmente la prospettiva deve essere a lungo termine per quanto riguarda l’Economia in sé, ma bisogna affrontare con urgenza le povertà e le ingiustizie multidimensionali che caratterizzano il mondo di oggi. Se gli obiettivi si basano sulla solidarietà e sulla giustizia sociale, sul rafforzamento della fiducia e dei legami sociali, sul sostegno dei diritti umani e in particolare quelli dei lavoratori e sul diritto allo sviluppo sostenibile, allora sì che la “Green Economy” ha iniziato un bel percorso.
Walter Frangipane – Economista