UNICAL: il prof. Rubino eletto Capo del Dipartimento di Scienze giuridiche e aziendali
La Calabria di Cetto La Qualunque si ribella
La Calabria è una splendida regione, ricca di storia e di cultura, baciata da madre natura, una nobile decaduta da decenni vandalizzata ed in mano a pochi “signorotti” che forti dell’appoggio di moderni vassalli, valvassori e valvassini hanno messo nell’angolo, impotenti, il resto della popolazione rendendoli servi della gleba.
E’ una regione stremata, spolpata fino all’osso e violentata da chiunque abbia assaggiato , anche per un attimo, il gusto del potere.
La sanità al collasso e l’inidonietà ad affrontare l’emergenza coronavirus , decretata in questi giorni dal governo, non è altro, quindi, che la certificazione di una generale , non solo sanitaria, realtà da terzo mondo.
Troppo facile però puntare , come sempre, il dito verso l’alto per invocare l’altrui colpa.
Dov’erano i cittadini, che adesso stanno organizzando la marcia su Roma, quando erano costretti ad aspettare mesi, se non anni, per ottenere un consulto specialistico?
Si sono mai ribellati e hanno provato ad aiutare, stare al fianco di quei pochi medici costretti ad operare in strutture fatiscenti , con tac e risonanze magnetiche obsolete, lasciandoli invece soli e circondati dal nulla?
Hanno mai capito i calabresi che da decenni le cliniche private del nord mandano i loro “dottorini e dottoroni” nel disastrato sud per rubare i pazienti alla nostra sanità e mai compreso che foraggiamo il nord con miliardi di euro a scapito delle nostre strutture pubbliche?
Si sono mai chiesti perchè il personaggio di Cetto La Qualunque, alias Antonio Albanese, , fosse guardacaso ambientato in Calabria, raffigurazione grottesca dell’ imprenditore corrotto prestato alla politica.
Hanno mai provato, nel vedersi sbeffeggiati magistralmente da Albanese, quella sensazione di pugno nello stomaco, invece di ridere amabilmente davanti allo schermo della televisione, quando negli sketch Cetto inneggiava alla sanità privata ed alla domanda su cosa intendesse fare per la sanità pubblica, rispondeva” Io sto bene e minda futtu, ‘nto culu alla sanità pubblica”?
Adesso, dopo anni di sonnolenza, di fronte alla scoperta che la Calabria è stata inserita nella categoria delle regioni rosse, quelle a più alto rischio, pare si stia svegliando un moto di indignazione e ribellione verso il governo che lo ha decretato.
La cosa più strana è che quelli che adesso stanno alzando la voce, guidando la rivolta e che di rosso dovrebbero avere il viso per la vergogna, sono gli stessi che per anni sono andati sotto braccio con chi ha avuto il bastone del comando, quelli che hanno costantemente votato e fatto votare la stessa classe dirigente e maggiormente dovrebbero stare zitti.
Anzichè andare alla ricerca di colpe altrui e cavalcare improbabili rivolte contro il governo, sarebbe più opportuno che i calabresi facessero un mea culpa e si assumessero le proprie responsabilità.
La classe politica, le solite facce che hanno maramaldeggiato e maneggiato il potere per decenni lo hanno fatto grazie al loro costante ed univoco voto.
Chiunque in questi anni abbia provato a porsi come alternativo a questa politica è stato sbeffeggiato come il De Santis di Cetto La Qualunque, non votato e costretto alla fuga perchè nella cabina elettorale la croce andava sempre al solito ” amicu” , in quanto ” è unu dei nostri” !
La migliore ribellione sarebbe, quindi, in primis quella di cospargersi il capo di cenere , poi chiudersi a casa per proteggere la propria famiglia , armarsi di pazienza ed , infine, fra qualche settimana, mettere in atto la vera ribellione sbarazzandosi nelle urne definitivamente di TUTTA questa classe politica, colpevole dell’attuale sfacelo, travolgendola come una mareggiata.
Credo che difficilmente si andrà in questa direzione ed alle prossima tornata elettorale ritroveremo vincenti i soliti noti, gli amici degli amici degli amici, che avranno convinto la massa con le solite promese.
Questa gente, da anni connivente con questo sistema di potere, che ha costretto al silenzio chiunque abbia provato a ribellarsi e concesso, come unica alternativa di libertà l’emigrazione, sarebbe il caso che, almeno ADESSO, si facesse da parte e TACESSE.