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Elezioni 2018: gli italiani vogliono cambiare pagina
Elezioni 2018: trionfa il Movimento 5 Stelle, la Lega surclassa Forza Italia, il PD crolla.
Alla Camera dei Deputati primo partito il Movimento 5 Stelle con il 32,5% dei consensi e un vero e proprio boom al Sud Italia, dove viaggia quasi ovunque di poco sotto il 50%.
La destra è la prima coalizione con circa il 37% e la Lega Nord primo partito con il 17% contro il 14% di Forza Italia (4,3% Fratelli d’Italia; 1,3% Udc). Disastro peggio del previsto per il Pd renziano, al 18,7%. Liberi e Uguali al di sotto delle aspettative con il 3,5% alla Camera dei Deputati, mentre Potere al Popolo è attorno l’1,1%.
Al Senato dati analoghi, con oscillazioni di pochi decimali. Dalle urne non esce nessuna maggioranza parlamentare univoca, come già era emerso dagli exit pool.
E’ questo il panorama del dopo voto che apre un nuovo capitolo nello scenario politico italiano, con conseguenze sulla governabilità del paese. Il M5S ha la meglio in tantissime regioni, ma in particolare al Sud; d’altronde i grillini lo avevano detto: “Guarderemo l’Italia dal basso verso l’alto”. Di Maio si prende tutto in Puglia (24 collegi), Campania, Sicilia (28 collegi), Sardegna e Calabria; il centrodestra arranca ed è trainato dal Carroccio che riesce ad avere la maggioranza addirittura in Emilia Romagna e fa una volata in Veneto, Lombardia, Piemonte e Lazio.
Il centrosinistra in forte calo, tiene a fatica Trentino Alto Adige e Toscana.
Tanti big che sembravano incrollabili non ce la fanno: Di Maio sfonda ad Acerra con il 63,4 per cento contro Sgarbi che racimola un misero 20,3 per cento; l’ex premier Gentiloni regge e vince soltanto nel suo collegio a Roma, Massimo D’Alema ultimo in Puglia, Pietro Grasso male a Palermo, Pierferdinando Casini che batte Vasco Errani a Bologna. I ministri Dario Franceschini e Marco Minniti restano fuori; fuori anche Claudio De Vincenti, catapultato a Sassuolo e arriva solo terzo, così come Valeria Fedeli; ce la fanno Graziano Delrio, Beatrice Lorenzin e Maria Elena Boschi.
Riesce a salvarsi anche Renzi, in corsa nel collegio senatoriale di Firenze, contro Alberto Bagnai del centrodestra. E’ tuttavia una magra consolazione, a fronte di una situazione senza precedenti con il PD che ha toccato i minimi storici. D’altronde lo stesso Renzi ha annunciato il suo passo indietro: “E’ ovvio – ha dichiarato – che io debba lasciare la guida del Partito Democratico – Resteremo all’opposizione, così come hanno voluto gli elettori”. Tuttavia il via a un nuovo congresso del PD avverrà dopo l’insediamento del nuovo governo. Quindi resta ancora in sella in attesa del nuovo governo.
Insomma cambiano gli scenari, cambiano buona parte degli uomini di questa seconda repubblica, caratterizzata da inciuci, affarismi, speculazioni, con diversi personaggi ambigui, arroganti, che sono andati avanti sfruttando il bisogno dei deboli, curando solo la clientela elettorale e il malaffare e che hanno portato tanti italiani alla esasperazione e a volere un reale cambiamento.
Non può certo ridursi questo voto, cosi come emerso dalle urne, a un voto di protesta; non vi sarebbero numeri così alti. E’ un voto maturo, consapevole, responsabile di chi vuole veramente voltare pagina e dare un futuro diverso all’Italia e alle nuove generazioni. C’è da sperare che si colga veramente questa occasione e si volti veramente pagina; ma il percorso è molto difficile, visto che allo stato non esiste una maggioranza che consenta la governabilità. Occorre un vero e concreto scatto d’orgoglio degli uomini e donne di buona volontà, che pur ci sono, per rifondare la politica e ridarle il vero originario significato che le appartiene, cioè di servizio per il bene comune. E’ più che mai importante costruire un sistema di gestione delle istituzioni pubbliche basato su valori, principi etici, morali, civili e culturali che fino ad ora la vecchia nomenclatura non ha saputo creare; sarebbe ora di dire basta a chi proclama la buona politica e poi fa la politica del suo forno!! Vedremo cosa succederà!!
Luigi Bulotta