Caro Feltri, ma quale radiazione, per lei basta un “pernacchio”

 Caro Feltri, ma quale radiazione, per lei basta un “pernacchio”

Egregio Dott. Feltri

premetto che non contribuirò ad affollare l’esercito degli indignati e non risponderò, usando le sue stesse armi, alle provocazioni verbali che da mesi, quotidianamente, vomita con i suoi editoriali e le ospitate televisive.

Non cadrò nella stessa rete che lei, abilmente, ha lanciato in mare per catturare la reazione rabbiosa di centinaia, migliaia di persone. Eh no, caro dott. Feltri, io non starò qui a puntare il dito verso di lei perchè so benissimo che lei non rappresenta il bersaglio giusto o , almeno , quello più importante.

Lei è un furbone, un benestante signore che, alla bella età di 76 anni, anzichè rassegnarsi a passare le giornate nel chiuso in un circolo a giocare a scopetta o a burraco, ad ascoltare annoiato i commenti dei suoi pari età sull’andamento dei lavori nei cantieri della metro, ha trovato il modo di continuare a fare una barca di soldi , sfruttando la sua , ancor, lucidissima mente (checchè ne pensino gli altri) , grazie alle vetrine mediatiche messe a disposizione da editori a lei ideologicamente contigui.

Lei potrà ribattere dicendo che questo è sempre stato il suo marchio di fabbrica, lo stile che lo ha contraddistinto in tutti i suoi lunghi anni di carriera giornalistica, le do ragione, ma stavolta è un pò diverso, c’è un elemento in più che, la rende più forte, quasi inattaccabile: la mancanza di paura.

Per questo motivo lei si sente libero, ,come non mai, e più degli altri di (s)parlare senza freni inibitori, libero di offendere, di essere razzista, spaccare sadicamente in due il paese.

Può un uomo con una carriera lunga mezzo secolo e senza un ben che minimo problema economico temere un licenziamento? Può la radiazione dall’ordine dei giornalisti intimorire un 76enne che ha già vissuto, senza piegarsi, questa esperienza nel 2000 ( provvedimento annullato 3 anni dopo e convertito in censura) ed una sospensione di 6 mesi (ridotta a 3 mesi) nel 2010?

E’ pensabile credere che questa estrema condanna dell’ordine professionale, riesca a mettere il bavaglio al cittadino Feltri che, dopo l’espulsione, si sentirà ancor più libero, da opinionista, di esprimere il proprio pensiero?

E’ per questo motivo che , egregio dott. Feltri, lei si sente inattaccabile, libero di sparare nel mucchio ad occhi chiusi e si diverte sadicamente ad esacerbare gli animi dei poveri italiani.

Ma, confermando quanto premesso ad inizio articolo ed evitando di cadere in contraddizione, ribadisco che non è lei il vero problema , quantomeno il bersaglio principale da abbattere, ecco perchè io non ci casco, non abbocco al suo amo giocando sul suo stesso terreno.

Il vero problema è rappresentato da una tv, un giornalismo che ha perso il senso della misura, non ha più riferimenti etici, che segue e si adegua ad una politica di basso livello usando le stesse armi.

Il dramma è rappresentato da una politica che va a braccetto con editori che a loro volta arruolano giornalisti disposti a svilire la propria professione.

Lei è solo il dito che i più guardano rinunciando a guardare alla luna, lei è solo il migliore tra i tanti soldati arruolati da anni per eseguire gli ordini impartiti dagli editori e gruppi politici di riferimento.

E’ questo innaturale connubio triangolare, editoria-giornalisti-politica, il vero problema , il bersaglio da colpire, la luna nascosta dietro le nuvole, il mostro che confeziona quelle trasmissioni dove lei, generale Feltri, insieme al suo esercito di soldati compiacenti, si diletta a sparare pallottole di odio.

Lei è solo quello che fa il lavoro sporco, il referente di partiti che, in questa fase politica, hanno nel loro programma due obiettivi da raggiungere ad ogni costo: salire al potere e decretare, cosa a lei tanto cara, l’autonomia di Lombardia e Veneto.

Quando spara, con stile britannico, quelle pseudo teorie su una presunta superiorità dei settentrionali sui meridionali, è ben consapevole che quasi la metà dell’attuale popolazione lombarda ha sangue meridionale e che quindi una simile tesi risulterebbe offensiva anche per i suoi corregionali,
ma lo fa ugualmente, lei gioca di fino, perchè sa che solo irritando il sud, alimentando sempre più l’odio degli elettori meridionali verso la Lombardia ed il Veneto, si può creare il terreno adatto, per accelerare, rendere più facile, sopportabile, anzi auspicabile, quel desiderio di autonomia delle regioni che tanto le stanno nel cuore.

Per questo non perde occasione di offendere e buttare benzina sul fuoco. Ed è per questo che lei non rappresenta il vero problema ed alla trappola che quotidianamente , con abilità, confeziona per conto di quei mandanti nascosti , non abbocco.

Non è colpendo lei, chiedendo la radiazione di un giornalista 76enne, facilmente sostituibile da decine di altri, già scalpitanti e pronti a fargli le scarpe, che si arriverebbe alla soluzione del problema, alla fine di trasmissioni condite da offese verso Napoli ed il sud.

E’ questo modo di fare giornalismo, con metodi poco ortodossi, questo legame tra politica e stampa che va combattuto e l’unica arma possibile, in questo momento a nostra disposizione, è il telecomando: solo ignorando,
facendo calare l’oblio su questo tipo di programmi , costruiti con la presenza di questa tipologia giornalisti, cambiando immediatamente canale, questi teatrini verrebbero immediatamente ridimensionati, perderebbero ogni importanza e seguito, con la conseguenza che si arriverebbe alla loro inevitabile chiusura ed all’esilio televisivo di questi personaggi.

Quanto a lei, caro dott. Feltri, credo che per disinnescare le sue provocazioni, basti una semplice arma, la più non violenta, quella magistralmente suggerita da “Don Ersilio Miccio” (alias Eduardo De Filippo) in “L’oro di Napoli”: un “pernacchio”, quello fatto di testa e di petto , cioè di cervello e passione e che deve significare……….

Al cinismo di Feltri, si reagisca, quindi, con l’ironia delle persone intelligenti, un bel “Pernacchio Day” non sarebbe male perchè, come concludeva il saggio don Ersilio” con un pernacchio si può fare una rivoluzione”.

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