Area archeologica di Tiriolo (CZ), nessun Parco eolico: il Consiglio di Stato ribalta la decisione del TAR e salva l’area

 Area archeologica di Tiriolo (CZ), nessun Parco eolico: il Consiglio di Stato ribalta la decisione del TAR e salva l’area

Il Consiglio di Stato, Sezione IV ( Sent. 02203/2018) salva l’area archeologica di Tiriolo (CZ),  accogliendo il ricorso proposto dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo che aveva apposto il vincolo su delle aree archeologiche dove erano stati trovati alcuni reperti archeologici e inibito i lavori di realizzazione di un parco eolico, vincolo che il Tribunale Amministrativo della Calabria, con sentenza n. 01369/2017, aveva annullato consentendo la realizzazione degli impianti eolici.

Della vicenda ne avevamo parlato nel settembre 2017 dalle pagine di questo giornale. La prima sezione del Tribunale Amministrativo della Calabria ( Sentenza 01369/2017) aveva, infatti, annullato i provvedimenti del Ministero dei Beni Culturali, Direzione Generale Archeologia – Soprintendenza Archeologia Calabria – con i quali era stato apposto il vincolo su un’area ricadente nel Comune di Tiriolo (CZ) ed inibiti i lavori di realizzazione di un parco eolico a seguito del ritrovamento di alcuni reperti archeologici ed esattamente due edifici di fine IV-inizio III sec. A.C. e resti murari riconducibili a due differenti contesti di età medievale.

La sentenza del TAR, ora ribaltata, aveva deciso sul ricorso presentato dalla Trazzani Energy s.r.l. che aveva ottenuto nel 2008, dalla Regione Calabria, in seguito a conferenza di servizi, l’autorizzazione unica per la costruzione ed esercizio di un parco eolico denominato Trazzani, composto, secondo il progetto originario, da 11 aerogeneratori per una potenza prevista di 9.35 MW.  Il Ministero dei beni culturali aveva condizionato l’assenso ad una più approfondita ricognizione dell’area con indicazione e posizionamento di ogni emergenza antica.

All’esito di relazione archeologica la Sovrintendenza aveva espresso parere favorevole definitivo. Senonchè, in seguito a un sopralluogo  effettuato nell’ottobre 2014, sarebbero emerse evidenze strutturali riconducibili ad una cinta muraria lungo il ciglio murario del pianoro e la Sovrintendenza con i provvedimenti impugnati, inibiva i lavori di realizzazione del Parco eolico, avviava il procedimento di dichiarazione dell’area di interesse culturale e di tutela indiretta, con l’applicazione della misura cautelare di temporanea immodificabilità degli immobili limitatamente ad alcune prescrizioni impartite; in particolare, vietava la realizzazione di una torre perché i lavori avrebbero potuto arrecare deterioramento e danno alle condizioni del contesto nel quale erano presenti le testimonianze archeologiche rinvenute. Di tale circostanza la Soprintendenza informava la Regione Calabria ai fini del riavvio del procedimento di eventuale autorizzazione.

La Trazzani Energy, attraverso il proprio legale, aveva contestato la tardiva apposizione del vincolo avvenuta solo nel 2016, dopo che nel 2008 il progetto aveva ottenuto i pareri favorevoli all’esito di una Conferenza dei Servizi a cui anche il Mibact aveva partecipato. Già in quella sede i ritrovamenti archeologici erano stati oggetto di valutazione confluite poi nel parere positivo reso dalla Conferenza.

Il TAR, a chiusura della lunga e complessa controversia, aveva deciso il ricorso sentenziando che “La Sopritendenza non ha il potere unilaterale di incidere ex post sull’efficacia dell’autorizzazione unica adottata e di far valere l’interesse pubblico ad essa assegnato con modalità diverse da quelle previste dal legislatore nazionale. Sotto questo profilo sono fondate le doglianze di violazione del principio del legittimo affidamento, derivante dall’efficacia autorizzatoria del provvedimento conclusivo della conferenza di servizi, e di contraddittorietà, rispetto al parere positivo reso in sede di conferenza. Il ricorso per motivi aggiunti va accolto, con annullamento degli atti. L’amministrazione pubblica che ritenga di dover rivalutare un parere espresso in sede di conferenza di servizi, ha l’onere di sollecitare l’ente responsabile (nel caso di specie, la Regione) per l’eventuale avvio di un procedimento in autotutela, con le medesime modalità concertative e con le garanzie procedimentali posti a tutela di tutti i soggetti coinvolti, ivi compresi gli operatori economici beneficiari dell’autorizzazione”.

Le reazioni alla decisione del TAR non sono mancate. Sulla vicenda era insorta subito l’Associazione culturale Teura, presieduta dal dr. Antonio Montuoro, che ha inviato una lettera al Ministro pro-tempore per i Beni e attività culturali, Dario Franceschini e al Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, con un accorato appello ad impugnare la sentenza, richiedendone contestualmente, con istanza cautelare, la sospensione dell’esecutività, nonche invitandolo ad assumere i provvedimenti di competenza per evitare il grave ed irreparabile danno che l’esecuzione della sentenza determinerà al patrimonio archeologico, storico e ambientale.

E’ anche partita una petizione dal titolo “Basta pale eoliche nella Terra dei Due Mari” con la quale si chiedeva al Ministro Franceschini e alla Regione Calabria di opporsi  a questo scempio della cultura e del paesaggio calabrese. In poco tempo sono pervenute circa mille sottoscrizioni.

Per scongiurare questo brutto rischio era intervenuto anche l’On.Nicodemo Oliverio che ha presentato al Ministro Franceschini una interrogazione a risposta scritta per sapere quali iniziative intenda adottare per tutelare le strutture archeologiche emerse durante gli scavi nell’area interessata dal progetto dell’impianto eolico.

Avverso la decisione del TAR Calabria, aderendo alle sollecitazioni effettuate, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha proposto ricorso al Consiglio di Stato, contestando le motivazioni della sentenza.

Ora il Consiglio di Stato, con un’ampia e motivata decisione, ha ribaltato la sentenza del TAR, accogliendo i motivi del ricorso proposto dal Ministero.

In sostanza il Consiglio di Stato non ha condiviso la motivazione addotta dal TAR che la Soprintendenza non ha il potere unilaterale di incidere ex post sull’efficacia dell’autorizzazione unica e, al contrario, ha ritenuto che “Il fatto che, successivamente all’assenso reso in sede di conferenza, sopraggiunga un provvedimento con esso potenzialmente configgente, da un lato non incide, ex se, sull’efficacia del provvedimento di autorizzazione unica, dall’altro non evidenzia necessariamente un comportamento contraddittorio dell’amministrazione se, come nella fattispecie, tale ulteriore determinazione si fondi su presupposti autonomi, non importa se sopravvenuti e/o preesistenti ma non debitamente valutati.”

Questa sentenza rende giustizia su una vicenda che avrebbe avuto risvolti dannosi per la collettività salvando l’area da un sicuro pregiudizio. L’area archeologica interessata, infatti, come detto, ricade nel Comune di Tiriolo e si trova nel cosiddetto Istmo di Catanzaro che è la striscia di terra che, in Calabria, separa il Mar Tirreno dal Mar Ionio e, con i suoi circa 30 km., è il punto più stretto della penisola italiana. Tale patrimonio, che rappresenta un pezzo della cultura e del paesaggio calabrese era stato messo pesantemente a rischio dalla realizzazione del progetto di parco eolico.

Secoli di storia hanno avuto l’Istmo come sfondo naturale: dalla preistoria, ai popoli Italici, ai Greci, ai Romani, ai Bizantini, ai Normanni. A Tiriolo, nel 1640, è stata trovata una tavoletta in bronzo con inciso il Senatus consultum de Baccnalibus con il quale furono vietati dal Senato romano in tutta Italia i Bacchanalia. Quest’area è, pertanto, una delle più dense di testimonianze archeologiche, monumentali e culturali dell’intera Calabria, oltreché una zona paesaggistica di incomparabile bellezza. Dalla collina di Trazzani-Corbezzano, dove avrebbe dovuto sorgere il parco eolico, si possono vedere l’intero Istmo di Catanzaro e, insieme, il Mar Ionio e il Mar Tirreno, con le isole Eolie. Il valore  paesaggistico e panoramico, oltre che storico dell’area è davvero notevole ed ha rappresentato il volano per un forte sviluppo del turismo e delle aziende agrituristiche ed agricole  che rappresentano risorse strategiche per il territorio.

Ma è anche una delle aree più densamente occupate da impianti eolici di tutta l’Europa. Sono infatti centinaia, soprattutto sul versante sud dell’Istmo, verso le Serre, le turbine a pala che svettano al di sopra di torri in acciaio alte decine e decine di metri, trasformando un paesaggio unico in Italia in una ininterrotta selva di pale rotanti. Un ulteriore parco eolico avrebbe maggiormente compromesso questa importante area.

Ora,  quanti hanno avuto a cuore questa vicenda, firmando la petizione, e hanno sostenuto questa battaglia, come  in particolare, l’Associazione Teura, possono tirare un sospiro di sollievo, con la speranza che ora l’area venga valorizzata con gli opportuni interventi.

Luigi Bulotta

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