Il bilancio di missione e il bilancio sociale nelle organizzazioni di volontariato

 Il bilancio di missione e il bilancio sociale nelle organizzazioni di volontariato

 

La rendicontazione sociale nasce dall’esigenza di allargare ed integrare le informazioni aziendali, a valutazioni e a stime non concernenti solo l’area di mercato e dei risultati economici patrimoniali di un’azienda, ma che considerino anche le conseguenze sociali della propria azione. Di questi temi, che legano economia ed etica, si iniziò a discutere, nei primi anni ’70, negli ambienti accademici statunitensi ed europei; un esempio pratico è stata la promulgazione nel 1977 in Francia di una legge che introdusse l’obbligo del bilancio sociale, anche se nella pratica spesso si traduceva in una elencazione di dati sul personale. Ma è negli anni novanta che si ha una rapida accelerazione degli studi e dell’applicazione della rendicontazione sociale in tutti i paesi industrializzati, i primi esempi concreti di bilancio sociale sono stati, infatti, realizzati in Europa continentale. Attualmente si attraversa una fase di vigoroso confronto internazionale cui sono seguite nel 2001 la pubblicazione del Libro Verde della Commissione Europea in tema di responsabilità sociale delle imprese e nel 2002 la formulazione delle Sustainability Reporting Guidelines 2000 – 2011 da parte del Global Reporting Initiative (centro di collaborazione ufficiale del United Nations Environment Programme), a cui segue il G4, una nuova versione delle linee guida di rendicontazione del Bilancio di sostenibilità. Il nuovo standard è frutto di un lungo processo di consultazione multi-stakeholder durato 2 anni, che ha coinvolto 120 esperti di diversi paesi e che consentirà alle aziende e alle organizzazioni di raccontare le proprie performance economiche, ambientali e sociali.

Le nuove Linee guida G4, per il momento disponibili solo in Inglese, riportano i principi e la metodologia per la costruzione dei Bilanci di sostenibilità da parte delle organizzazioni, indipendentemente dalla loro dimensione, settore o posizione. Rappresentano un riferimento internazionale per tutti coloro che intendano divulgare e confrontare la propria performance ambientale, sociale ed economica e l’impatto da essa prodotto.

Il G4 si compone di due parti:

  • la prima contiene i principi di reporting e i criteri da applicare per la predisposizione del Bilancio di sostenibilità;
  • la seconda contiene indicazioni sull’applicazione pratica dei principi di reporting, su come predisporre e articolare le informazioni da fornire, e sull’interpretazione dei vari concetti espressi nelle linee guida.

La principale caratteristica che contraddistingue le linee guida G4 è la maggiore accessibilità e facilità di utilizzo, il che permette alle imprese di mettere in evidenza le informazioni fondamentali che ne caratterizzano il business.

Questo breve excursus per evidenziare come dietro parole quali bilancio sociale, rendicontazione sociale, responsabilità sociale, vi siano studi ed approfondimenti sviluppati in ambito accademico, professionale ed aziendale, che stabiliscono linee guida e pratiche da seguire per la redazione di documenti attendibili di rendicontazione sociale.

Il dovere di informare

Le linee guida sulla rendicontazione sociale nella pubblica amministrazione stabiliscono che “Ogni istituzione è responsabile degli effetti che la propria azione produce nei confronti dei suoi interlocutori e della comunità. Tale responsabilità richiede di dar conto della propria azione ai diversi interlocutori, costruendo con essi un rapporto fiduciario e di dialogo permanente. Ogni amministrazione pubblica ha il dovere di rendere conto relativamente ai propri ambiti di competenza, in quanto titolare di un mandato e della potestà di scegliere e agire come interprete e garante della tutela degli interessi e della soddisfazione dei bisogni della comunità.” Dunque, ogni organizzazione ha il dovere di rendere conto (accountability), ovvero di informare tutti gli interessati su come si è adempiuto alle responsabilità nei loro riguardi.

Questo dovere si espleta sviluppando appositi documenti che devono essere redatti secondo criteri e principi che rappresentino con fedeltà, correttezza, buona fede, completezza, neutralità, il comportamento dell’organizzazione.

A ben vedere un primo documento è il bilancio, o meglio per le organizzazioni di volontariato il rendiconto finanziario con evidenza delle donazioni, dei lasciti e dei beni ricevuti secondo quanto stabilito dall’art. 3 della legge 266/91.

A questo si aggiungono e si integrano altri due documenti che ampliano lo spettro di informazioni, ovvero il bilancio di missione e il bilancio sociale.

Il bilancio di missione è lo strumento tramite il quale rappresentare informazioni qualitative, quantitative e monetarie dell’operato della Odv per monitorare e valutare, la conformità ai valori etici ed alla missione dei risultati realizzati.

Nel bilancio sociale l’area di dati ed informazioni fornita dal bilancio di missione viene allargata per rendicontare su responsabilità, impegni, comportamenti e risultati delle azioni dell’organizzazione verso tutti gli stakeholder (portatori d’interesse) interessati.

Perché il bilancio di missione e il bilancio sociale?

In realtà la domanda da porsi è: il rendiconto previsto dall’art. 3 della legge 266/91 risponde pienamente al dovere di rendere conto ?

Per rispondere occorre effettuare una breve riflessione, si consideri un’azienda profit dove lo scopo principale è il fine di lucro, se il bilancio di tale azienda presenta un utile i soci valuteranno positivamente la gestione, se presenta una perdita avranno una valutazione negativa. È evidente che il bilancio in una impresa profit da conto dell’efficacia con cui ha operato l’azienda, in quanto misura la capacità di raggiungere il fine sociale ovvero la produzione di un utile.

Lo stesso bilancio o rendiconto in una organizzazione di volontariato dove lo scopo principale è il fine di solidarietà sociale non ha la stessa potenza informativa che in un’azienda profit. Sapere che l’organizzazione di volontariato presenta a fine anno un avanzo o un disavanzo di gestione, fornisce un dato parziale che non permette di valutare l’efficacia operativa dell’organizzazione nel raggiungimento del fine di solidarietà sociale e nella produzione di utilità sociale. Anzi a ben vedere la presenza di un certo avanzo potrebbe essere indice di attenta ed economa gestione, ma anche di celata inattività. Per poter illustrare la capacità di seguire la missione occorre produrre un documento definito come bilancio di missione, in cui fornire informazioni su:

  • Contenuto della missione;
  • Attività realizzate per il suo perseguimento;
  • Risultati relativi.L’ambito informativo superiore è quello di rendicontare sulla responsabilità sociale a cui si adempie con un documento definito bilancio sociale che va oltre il perseguimento della missione per rendere conto rispetto agli aspetti rilevanti per tutti gli stakeholder dell’organizzazione, anche se non strettamente legati alla missione dell’organizzazione.  Il ripercorrere l’attività dell’anno con la misurazione in primis del raggiungimento della missione, vuol dire mettersi in discussione, facilitare la crescita dell’intera organizzazione, con sistematiche occasioni di riflessione, analisi, confronto interno ed esterno.  “Principi di redazione del bilancio sociale” di GBS Gruppo di Studio per il Bilancio Sociale (2001);“Linee guida per il reporting di sostenibilità” di GRI Global Reporting Iniziative (2006) e (2014);“Linee Guida per la rendicontazione negli Enti Locali” dell’Osservatorio per la finanza e la contabilità degli Enti Locali del Ministero dell’Interno (2007);“Linee guida per la redazione del bilancio di missione e del bilancio sociale delle OdV” che saranno presentate il 22 maggio 2008.
  • Raccomandazioni della Commissione Aziende Non Profit del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed in particolare: “Il bilancio sociale nelle aziende non profit: principi generali e linee guida per la sua adozione”.
  • Direttiva del Ministro del Dipartimento della Funzione pubblica sulla Rendicontazione sociale nelle amministrazioni pubbliche (2006);
  • “La rendicontazione sociale nel settore pubblico” di GBS Gruppo di Studio per il Bilancio Sociale (2005);
  • Riferimenti ed approfondimenti
  • Tale processo che promuove la consapevolezza sulla identità, la democrazia sostanziale nell’organizzazione, la coerenza tra piano ideale ed operativo, permette valutazioni non autoreferenziali e favorisce il dialogo ed il consolidamento della relazione fiduciaria con gli stakeholder.
  • Per l’adozione di tali documenti nell’Organizzazione di volontariato di appartenenza, occorre un processo graduale, non esiste un modello standard di bilancio di missione o di bilancio sociale, esistono delle linee guida, ed esiste un approccio operativo che è quello del miglioramento continuo. Ovvero gradualmente ci si può impegnare in una rendicontazione sociale, avendo come primo obiettivo il bilancio di missione.

           Un processo graduale

  • È opportuno precisare che non esiste un obbligo di legge nel redigere tali documenti, se non per il rendiconto, ma esiste il dovere di rendere conto ai terzi, dovere fondamentale per chi opera principalmente con risorse non proprie (erogazioni liberali, contributi), dovere a cui si risponde adeguatamente realizzando quanto meno il bilancio di missione.
  • Dunque, in ambito istituzionale, le organizzazioni di volontariato e gli enti no profit in genere rispondono al dovere di rendere conto con la redazione del rendiconto e del bilancio di missione.

Giuseppe Merante

dottore commercialista

Fonte fotografica: Legacoop Lombardia

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