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Catanzaro: deceduto mons. Antonio Ciliberti, arcivescovo emerito della diocesi di Catanzaro-Squillace
La Diocesi di Catanzaro Squillace è in lutto per la morte di Mons. Antonio Ciliberti, amato e apprezzato arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace.
Era nato a S. Lorenzo del Vallo, in provincia di Cosenza. Dopo gli studi medi e ginnasiali nel Seminario di Rossano, passò al Seminario maggiore di Caltanisetta per quelli liceali.
Ha conseguito la Licenza in Sacra Teologia nella Facoltà Teologica “San Luigi” di Posillipo-Napoli (1959), ha frequentato i corsi per la laurea in Teologia presso la medesima Facoltà, e si è laureato in Filosofia presso l’università statale di Palermo.
Ordinato sacerdote il 12 luglio 1959, il 7 dicembre 1988 è stato nominato vescovo della diocesi di Locri-Gerace ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 28 gennaio 1989 dall’arcivescovo Serafino Sprovieri.
Successivamente, il 6 maggio 1993, è nominato arcivescovo della arcidiocesi di Matera-Irsina e infine arcivescovo della arcidiocesi di Catanzaro-Squillace il 31 gennaio 2003.
Dal 1996 è stato nominato membro della commissione episcopale della CEI per l’educazione cattolica, la cultura, la scuola e l’università.
Mons. Ciliberti è stato un grande maestro dello spirito. Tutti lo ricordano come persona amabile, colta, premurosa, vescovo attento ai bisogni della gente. L’incontro con lui era a un tempo suggestione, riflessione e stimolo alla riscoperta dei grandi ideali. La sua aspirazione più profonda fu il bene delle anime affidate alle sue cure spirituali, ideale al quale, nella sua scala di valori, tutto doveva essere subordinato. Sapeva però che l’uomo si salva nella storia, vivendo la sua appartenenza alla città terrena con tutte le implicazioni e le responsabilità che questo comporta.
Seppe governare con saggezza la sua diocesi, con una incisiva e intensa azione socio-pastorale, meritandosi la stima e l’affetto di tutti i fedeli. Egli non fu mai un uomo appariscente, non cercò mai di accreditare un’immagine di sé che andasse oltre i limiti indispensabili imposti dal suo ministero; rifiutò ogni onore superfluo ai fini dell’esercizio della sua funzione. Sempre sereno, con una grande pace nel cuore, affidato completamente a Gesù, pieno di amore per Lui e per le persone che sono passate attraverso la sua vita e che ha portato sempre con sé.
Dalle sue lettere pastorali, dai suoi scritti emergono la sua varia e ricca cultura, ma anche il suo ascetismo e il suo sviscerato amore per i deboli e i poveri. Uno dei temi cari fu quello della pace, ma la “vera pace”, quella sicura e stabile, fondata sulla giustizia, la quale consiste nel dare a ciascuno ciò che gli è dovuto. La sua virtù principale è stata la “carità”, intesa come premurosa preoccupazione della salvezza dei fratelli peccatori, senza mai dare importanza al denaro.
I funerali si svolgeranno lunedì 3 aprile, nella Cattedrale di Catanzaro, dove sarà seppellito.
Luigi Bulotta