UNICAL: il prof. Rubino eletto Capo del Dipartimento di Scienze giuridiche e aziendali
A due anni dalla scomparsa del giudice Carlo Caruso: il ricordo di una persona speciale
“Per arrivare all’alba non c’è altra vita che la morte ed io continuerò a vivere attraverso le mie parole” (Khalil Gibran). Se vivere per sempre significa dare un senso alla propria vita, diventando esempio “di carne”, impostando le decisioni essenziali del proprio percorso sulla correttezza verso gli altri, su scelte di campo a fianco dei più deboli, sull’amore universale, infinito dove solo nell’insieme si acquisisce quella consapevolezza che rende il nostro esserci nell’universo cosmico ed eterno, se non si tradiscono i principi etici, tanto enunciati, ma difficilmente agiti, se non si è mai barato per ottenere quello che professionalmente si meritava preferendo perdere pur di non sporcarsi le mani, se oltre alla competenza, alla generosità, al rispetto delle regole, si riesce a ridare speranza anche a chi non ha voce, tanto da farsi soprannominare dai monelli banditi “giudice papà”, allora si resta per sempre: “le idee come gli esempi non muoiono mai” come ci ha insegnato Giovanni Falcone.
Sono passati due anni, ma tu sei qui; si lui è qui perché Carlo Caruso era una persona speciale!
Era il 2 giugno del 2018, a Roma erano finite da poche ore le celebrazioni per la festa della Repubblica italiana, il sole splendeva, poi improvvisamente il buio, il dolore straziante, incredulo, inaccettabile, improvviso, l’esistenza di Carlo si era recisa!
Lo sgomento per la sua morte improvvisa, così fulminea, ha lasciato basiti, ammutoliti, increduli, non solo i suoi familiari, la sua amata compagna, il figlio, ma i tanti che lo avevano frequentato, dalle persone più umili, al suo maestro di sitar indiano, ai suoi colleghi magistrati, al Personale di Polizia Penitenziaria e dei Servizi minorili della Giustizia, a chi aveva premiato le sue poesie in vernacolo romanesco, ai giovani detenuti che erano riusciti a riaprire le loro finestre alla vita, perché li aveva ascoltati, non solo giudicati, perché gli aveva indicato che nonostante i loro sbagli, le loro vite certamente sfortunate perché privi di quei porti sicuri di bolbyana memoria, potevano “rinascere moralmente e socialmente”, il credere in loro nel dare loro fiducia, nell’indicare loro la strada, questo ha fatto e fa la differenza per essere autenticamente un giudice minorile, come sei stato tu!
Non è il ruolo a dare significato e contenuti allo stesso, ma sono le persone a renderlo tale!
E poi il lutto, la cerimonia funebre, la chiesa stracolma, l’ultimo saluto!
La parola lutto deriva dal latino “lugere”, piangere e sta a significare tutte le situazioni in cui una persona manifesta il proprio dolore, in questo caso per la improvvisa e lacerante perdita di una persona cara, ma accanto al lutto c’è il cordoglio.
Anche la parola cordoglio deriva dal latino “cor”, “dolere”, significa dolore del cuore. Certamente sono due lati della stessa medaglia, ma il cordoglio è una forma di dolore più personale, più intima, a volte nascosta per condividere qualcosa di esclusivo con la persona che si è persa, poi improvvisamente questo dolore diventa una risorsa di amore e di testimonianza, in nome di quell’amore universale che lo ha accompagnato sempre nella sua vita! Cosi la professoressa Lucia Branca in Caruso, ha deciso di fondare una associazione in ricordo del suo amato Carlo!
Il Premio di poesia e narrativa di questa seconda edizione è dedicato a tutti i minori e giovani-adulti sottoposti a limitazioni della propria libertà, a quei famosi monelli banditi che in tanti hanno scritto lettere di commozione alla notizia della sua morte, manifestazioni d’affetto e di riconoscenza che li avrebbero accompagnati nel loro futuro cammino, in quella scommessa condivisa che ce la potevano fare! Il Premio ha questo intrinseco significato: fare esprimere emozioni, i segreti nascosti di tanti dolori manifestati, ma troppo spesso ignorati dalla stessa società, i sensi di inadeguatezza, di sconforto di chi vede il sole filtrare a quadrati nella stanza detentiva, di chi sa come significa essere riconosciuti solo come cattivi, di chi ha paura di svelare il proprio bisogno di amore, di non essere solo etichettato, di chi ha bisogno che qualcuno creda in lui, lui che a differenza dei tanti altri giovani non aveva la rete a proteggerlo quando è caduto dal quel difficile trapezio della sua fragilità ed isolamento sociale ed educativo! Dare spazio e visibilità a questi ragazzi significa continuare a risvegliare quel sorriso che tu riuscivi a dare, e così tu continui ad esserci, in loro, in noi, nell’amore che nasce dal dolore, come dicevi tu!
È anche cercare di richiamare questa nostra società alla necessità di girare l’angolo: disattenzioni, negazione di quell’umanesimo che ha fatto grande la nostra storia di popolo, individualismo sfrenato, ognuno protagonista per e di se stesso, il Thanatos che prevale sul Cosmos, le relazioni virtuali, la globalizzazione sfrenata, il successo a qualunque costo… forse ora con il coronavirus dovremmo averlo capito finalmente che vitale è una riconversione della nostra coscienza socio-economica e culturale, individuale e collettiva, che deve rendere prioritaria l’etica della solidarietà e del mutuo aiuto, dobbiamo re-imparare a spiritualizzare il nostro vivere!
Solo così saremmo veramente liberi, anche se il costo è di pagarne un caro prezzo, ma Carlo con la sua ricerca della bellezza, dell’arte, della poesia, del lavoro senza pausa, ci ha indicato la strada, ci ha insegnato con la sua vita, ricca culturalmente e intrisa di grande umanità, che solo la vera libertà rende liberi, e tu sei stato, sei e sarai per questo il nostro mentore!
Ed è per questi motivi che la Consolidal sezione regionale Lazio e Sezione locale di Roma hanno deciso di patrocinare e diffondere la seconda edizione del Premio di poesia e narrativa “Carlo Caruso: il giudice, l’uomo, il poeta” promossa dalla neo Associazione culturale e sportiva Carlo Caruso a.p.s. “per premiare le opere e valorizzare i giovani autori in vinculis che sapranno esprimersi in modo chiaro, mettendo a nudo i propri sentimenti, le proprie aspirazioni e il loro sogni, in un momento particolarmente difficile della loro giovane vita”
a cura di:
Serenella Pesarin
(sociologa, psicologa-psicoterapeuta, esperta nel settore penale e minorile, presidente “Consolidal sezione di Roma”)
Antonio Basta ( presidente Consolidal, Sezione regionale del Lazio)