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Bari: emozionante giornata a per la visita di Papa Francesco
Grande ed emozionante giornata per la visita di Papa Francesco a Bari, dove è arrivato in mattinata per l’incontro conclusivo dell’incontro ‘Mediterraneo, frontiera di pace’, accolto al suo arrivo in elicottero dall’arcivescovo di Bari-Bitonto, monsignor Francesco Cacucci, dal presidente della Regione Michele Emiliano, il prefetto di Bari Antonella Bellomo e il sindaco di Bari Antonio Decaro. A Bari in visita per l’occasione anche il Presidente della Repubblica Mattarella.
“Questa è la città dell’unità”. Solo le parole pronunciate da Papa Francesco a Bari. La prima tappa di Francesco è stata la Basilica di San Nicola dove ha incontrato i vescovi del Mediterraneo. Ha introdotto l’incontro il Presidente della conferenza episcopale italiana, cardinal Gualtiero Bassetti, subito dopo l’intervento di Papa Francesco:
“Oggi – ha detto il Santo Padre – l’area del Mediterraneo è insidiata da tanti focolai di instabilità e di guerra, sia nel Medio Oriente, sia in vari Stati del nord Africa, come pure tra diverse etnie o gruppi religiosi e confessionali; né possiamo dimenticare il conflitto ancora irrisolto tra israeliani e palestinesi, con il pericolo di soluzioni non eque e, quindi, foriere di nuove crisi. Vorrei aggiungere il grande peccato di ipocrisia: quando nelle convenzioni internazionali tanti Paesi parlano di pace e poi vendono le armi ai paesi in guerra. Questa è la grande ipocrisia“.
Nella Messa a Bari, il Papa ricorda che la rivoluzione di Gesù è la più grande della storia: chiede di amare perfino i nemici: “Ci ha chiesto l’estremismo della carità. È l’unico estremismo cristiano lecito: l’estremismo dell’amore“.
Dopo la cerimonia nella Basilica di San Nicola, Papa Francesco percorre con la papamobile Corso Vittorio Emanuele II in fondo al quale è stato allestito il palco con l’altare per la celebrazione eucaristica che conclude la sua visita alla città di Bari. L’accoglienza è calorosa. Tra i presenti alla Messa, oltre alle autorità locali, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Nella omelia il Papa ricorda che l’antica legge di Mosè prevedeva l’occhio per occhio, dente per dente, e che questo era già un progresso perché poneva un limite alla vendetta, ma Gesù porta un’altra legge e dice di non opporsi al malvagio e di rinunciare alla violenza. Il Papa afferma:
“Possiamo pensare che l’insegnamento di Gesù persegua una strategia: alla fine il malvagio desisterà. Ma non è questo il motivo per cui Gesù chiede di amare anche chi ci fa del male. Qual è la ragione? Che il Padre, nostro Padre, ama sempre tutti, anche se non è ricambiato. Egli ‘fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Amare gratuitamente così come ha fatto Gesù
Il modello del cristiano è Dio stesso e Lui è santo. Gesù ci ha dato l’esempio, osserva il Papa, aprendo le braccia sulla croce a chi lo ha condannato e perdonando “chi gli ha messo i chiodi nei polsi”.
Allora, se vogliamo essere discepoli di Cristo, se vogliamo dirci cristiani, questa è la via, non ce n’è un’altra. Amati da Dio, siamo chiamati ad amare; perdonati, a perdonare; toccati dall’amore, a dare amore senza aspettare che comincino gli altri; salvati gratuitamente, a non ricercare alcun utile nel bene che facciamo”.
La tentazione per noi è quella di pensare che Gesù esagera quando dice di amare persino i nemici, di pregare per quelli che ci perseguitano. Ma il Papa spiega che “Gesù qui non parla per paradossi, non usa giri di parole. È diretto e chiaro” e che le sue “sono parole volute, parole precise”. Amare i nemici, sottolinea, è “la novità cristiana. È la differenza cristiana”. L’amore di Gesù è un amore senza misura e a noi chiede “il coraggio di un amore senza calcoli”.
Quante volte abbiamo trascurato le sue richieste, comportandoci come tutti! Eppure il comando dell’amore non è una semplice provocazione, sta al cuore del Vangelo. Sull’amore verso tutti non accettiamo scuse, non predichiamo comode prudenze. Il Signore non è stato prudente, non è sceso a compromessi, ci ha chiesto l’estremismo della carità. È l’unico estremismo cristiano lecito: l’estremismo dell’amore.
Papa Francesco, poi, invita ciascuno a guardare al proprio cuore e ad applicare l’amore ai nemici “alle persone che ci trattano male, o che ci danno fastidio, che fatichiamo ad accogliere”. Non dobbiamo preoccuparci, afferma, della cattiveria degli altri, ma del nostro cuore cominciando a disarmarlo per amore di Gesù.
Il culto a Dio è il contrario della cultura dell’odio. E la cultura dell’odio si combatte contrastando il culto del lamento. Quante volte ci lamentiamo per quello che non riceviamo, per quello che non va! Gesù sa che tante cose non vanno, che ci sarà sempre qualcuno che ci vorrà male, anche qualcuno che ci perseguiterà. Ma ci chiede solo di pregare e amare. Ecco la rivoluzione di Gesù, la più grande della storia: dal nemico da odiare al nemico da amare, dal culto del lamento alla cultura del dono. Se siamo di Gesù, questo è il cammino! Non ce n’è un altro.
Francesco si fa interprete delle obiezioni che qualcuno potrebbe avanzare: l’ideale è una cosa, la vita è un’altra. Oppure: “Se amo non sopravvivo a questo mondo…”. E risponde che la logica di Gesù “è perdente agli occhi del mondo, ma vincente agli occhi di Dio”. E ricorda che, come dice San Paolo, “la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio”. “Amare e perdonare è vivere da vincitori”, afferma il Papa. Nel Getsemani, Gesù aveva detto a Pietro: “Rimetti la spada nel fodero” e Francesco prosegue:
Nei Getsemani di oggi, nel nostro mondo indifferente e ingiusto, dove sembra di assistere all’agonia della speranza, il cristiano non può fare come quei discepoli, che prima impugnarono la spada e poi fuggirono. No, la soluzione non è sfoderare la spada contro qualcuno e nemmeno fuggire dai tempi che viviamo. La soluzione è la via di Gesù: l’amore attivo, l’amore umile, l’amore ‘fino alla fine’
La richiesta di Gesù è alta, ma noi ce la faremo a raggiungere una meta simile? Il Papa dice che si tratta di “una grazia che va chiesta”. Al Signore dobbiamo chiedere di insegnarci ad amare e a perdonare.
E va chiesta anche la grazia di vedere gli altri non come ostacoli e complicazioni, ma come fratelli e sorelle da amare. Molto spesso chiediamo aiuti e grazie per noi, ma quanto poco chiediamo di saper amare! Non chiediamo abbastanza di saper vivere il cuore del Vangelo, di essere davvero cristiani”.
Il Papa, infine, conclude esortando a scegliere la strada dell’amore, anche se costa, e a non lasciarsi “condizionare dal pensiero comune”. Se accogliamo “la sfida di Gesù”, dice “saremo veri cristiani e il mondo sarà più umano”.