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Calabria: la Regione è diventata insofferente ai controlli
La Giunta regionale della Calabria, a poco più di un anno dalla scadenza elettorale, sembra sia diventata insofferente o allergica ai controlli interni sugli atti e con un disegno di legge ha adottato alcune contromisure. Infatti, con una delibera, che sembra porti la data del 28 giugno, anche se ancora non pubblicata, sarebbe stato approvato un disegno di legge il cui accattivante titolo “Disposizioni per migliorare l’efficienza dell’azione amministrativa” sembra mirato a raggiungere buoni propositi, ma in effetti, leggendone il testo, anzi i testi, visto che ne circolano due, non si capisce come si vorrebbe migliorare l’efficienza dell’azione amministrativa mentre, invece, sembrerebbe che, sostanzialmente, si intenderebbero vanificare i controlli interni sui provvedimenti dei dirigenti e rendere meno trasparente l’operato delle strutture.
Ma andiamo per gradi. La Regione Calabria con la legge 3 febbraio 2012, n.3, in attuazione dei principi introdotti dal Decreto legislativo n. 150/2009, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni, ha disciplinato il sistema dei controlli interni tra cui, all’articolo 9, il controllo di regolarità amministrativa e contabile per verificare la regolarità, legittimità e correttezza dell’azione amministrativa e datoriale dei dirigenti.
La Struttura preposta al controllo di regolarità amministrativa è un apposito Settore del Segretariato generale che cura la numerazione dei decreti trasmessi dai dirigenti generali dei vari dipartimenti. Detta Struttura, prima di attribuire il numero progressivo, esamina i decreti ricevuti e, ove riscontri irregolarità, li restituisce indicandone la motivazione e ne chiede il riesame. A questo punto il dirigente che ha emanato l‘atto restituito ha due alternative o adeguarsi ai rilievi e modificare il decreto, oppure, se non condivide le osservazioni, confermare l’atto reiterando la richiesta di repertori azione, ovviamente assumendosi la responsabilità dell’atto adottato. Si tratta, comunque, di un controllo che non incide sulla efficacia ed esecutività dei provvedimenti ma ha solo scopo collaborativo nel senso di evidenziare al dirigente che ha assunto l’atto eventuali irregolarità lasciando, comunque a quest’ultimo, nell’ambito della sua autonomia e responsabilità, la scelta di confermare o meno il provvedimento.
Il controllo di regolarità contabile è invece esercitato da una apposito Settore del Dipartimento Bilancio e serve a verificare se i decreti che comportano oneri a carico del bilancio hanno adeguata copertura finanziaria e se il capitolo su cui grava la spesa è coerente con la natura della stessa spesa. Tale controllo è preliminare a quello di regolarità amministrativa in quanto se manca la copertura finanziaria il decreto non potrà avere seguito.
I tempi di questi controlli non sono lunghi e si svolgono in media, salvo periodi di scadenze particolari, nell’arco di alcuni giorni. Ma probabilmente, essendo a poco più di un anno dalle elezioni, anche pochi giorni sono troppi, non c’è tempo da perdere, non servono balzelli burocratici che allungano i tempi delle procedure, occorre neutralizzare leggi e regolamenti che sono di intralcio alla sbandierata efficienza dell’azione amministrativa. La parola d’ordine che la politica da alle strutture burocratiche è, infatti, fare tutto in fretta, correre, correre.
Ed ecco trovato il rimedio: non potendo eliminare questi controlli che sono previsti dalla legge dello Stato nell’ambito dei principi costituzionali di buon andamento e legittimità dell’azione amministrativa, pare che si vogliano introdurre modifiche per neutralizzarli. A dire il vero, come già detto, i testi in circolazione sembra siano due. Una prima versione pare che contingenti i tempi di svolgimento del controllo fissandoli addirittura in due giorni lavorativi (sostanzialmente 48 ore) dal ricevimento del decreto. Il che ovviamente, tenuto conto che i decreti che pervengono al competente settore ogni giorno sono tanti e che la giornata lavorativa è di sei ore, salvo lavoro straordinario, alla fine per l’esame di ogni decreto resterebbero pochi minuti. Tradotto in termini pratici i controlli concreti diventerebbero materialmente impossibili e, come prevede il disegno di legge, trascorsi inutilmente i famosi due giorni, il decreto andrà repertoriato e sarà eseguito, regolare o no che sia.
Ancora peggio sarebbe la seconda versione che impone di numerare comunque i decreti senza alcun controllo formale, salvo poi effettuare un controllo postumo a campione quando, ormai, l’atto ha avuto esecuzione e, quindi, perfettamente inutile, salvo l’avvio, ove il caso, di procedimento disciplinare o la denuncia alla Corte dei Conti.
Per il controllo di regolarità contabile non è previsto il silenzio assenso, ma l’apposizione di un termine, sempre di due giorni, del tutto irrisorio, anche se non perentorio, può far scattare responsabilità per i dirigenti preposti a tali controlli e creare grosse difficoltà operative al competente settore della Ragioneria generale.
Tutto ciò con l’evidente intento, non certo di migliorare l’efficacia dei controlli, ma di vanificarli, calpestando i principi costituzionali e generali del diritto in materia di buon andamento, legittimità, imparzialità, trasparenza della azione amministrativa. Peraltro, il controllo di regolarità amministrativa non è solo finalizzato alla verifica della legittimità degli atti, ma anche alla trasparenza del procedimento e, in particolare, per la gestione e prevenzione del rischio corruttivo. Non a caso la CIVIT, nella delibera n. 72 e nell’Allegato 5, nota 3, al fine di contrastare il fenomeno corruttivo, chiama in causa qualunque strumento utilizzato dalla P.A. che sia utile a ridurre il rischio e, quindi, sia il sistema dei controlli legali, come quelli preventivi e di gestione, sia altri meccanismi di controlli previsti dalle norme.
Ma ovviamente per la Giunta regionale il rischio corruzione non esiste, l’importante fare tutto in fretta. La delibera pare che abbia già provocato reazioni di protesta da parte del dirigente del bilancio, ma al momento non risulta bloccata.
Altra chicca del disegno di legge, all’insegna della trasparenza al contrario, sono le modifiche alla legge regionale n. 11/ del 2011 che ha istituito il Bollettino Ufficiale telematico.
Con le modifiche che si intendono apportare non saranno più pubblicati sul BUR i decreti dei dirigenti, essendo sufficiente per darne pubblicità, per gli atti aventi effetto di pubblicità legale, la sola pubblicazione sul sito internet della Regione. In altri termini un espediente per occultarne o renderne difficile la accessibilità tenuto conto che l’attuale sito, a parte qualche recente miglioramento nella parte di amministrazione trasparente, in barba ai requisiti di accessibilità che i siti delle P.A. dovrebbero avere, è un mare magnum dove ogni dipartimento pubblica a suo modo e il povero cittadino ha serie difficoltà a trovare gli atti e provvedimenti che gli possono interessare. Sul BUR, invece, i decreti erano suddivisi per dipartimento ed era più facile orientarsi.
Peraltro, questa modifica, alla legge 11/2011 contrasta con l’articolo 1 della stessa legge in base al quale il BUR è “lo strumento esclusivo di comunicazione istituzionale delle leggi, regolamenti e di tutti gli atti della Regione”.
Ma che importa, conta soltanto fare tutto in fretta e rendere difficile l’accessibilità degli atti. In tempi preelettorali tutto è possibile!!!!
Non resta che aspettare il testo definitivo del disegno di legge, se mai ci sarà, visto che ancora non è stato reso pubblico.