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Smantellato un gruppo criminale vicino ai Casalesi con base a Lucca
La Guardia di Finanza di Lucca ha svolto un’operazione volta a sgominare un gruppo criminale contiguo al clan campano dei Casalesi operativo in Toscana e Campania. Tale operazione fa seguito al complesso lavoro di indagini della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, avvenuto in stretto collegamento con la Direzione distrettuale antimafia di Napoli e la Procura della Repubblica di Napoli Nord, grazie alle quali è stato scoperto un giro di appalti, corruzione e riciclaggio ad opera di un’associazione criminale con base a Lucca.
L’operazione, denominata “ghost tender”, ha portato all’esecuzione all’esecuzione di 5 ordinanze di custodia cautelare, 50 perquisizioni e sequestri di beni, per circa 6 milioni di euro, nei confronti di 30 aziende, imprenditori contigui al clan dei casalesi e relativi prestanome, nonché di un funzionario pubblico corrotto, dirigente dell’ ASL 3 di Napoli sud, con sede a Torre Annunziata.
All’operazione stanno partecipando oltre 130 finanzieri dei Comandi provinciali di Lucca, Napoli e Caserta.
Le investigazioni, coordinate dal Procuratore Capo Giuseppe Creazzo e dal Sostituto Procuratore Giulio Monferini, hanno evidenziato un gruppo criminale, basato in Provincia di Lucca, che ruotava intorno agli imprenditori edili De Rosa A., residente a Lucca, Piccolo F., residente a Caserta e Piccolo L., residente a Montecarlo, nella Piana lucchese, i quali, utilizzando società con sede in Toscana e Campania, molte delle quali “apri e chiudi” ed intestate a prestanome, attraverso turbative d’asta attuate con “accordi di cartello”, si aggiudicavano oltre 50 commesse della ASL 3 di Napoli Sud, per lavori di somma urgenza e “cottimi fiduciari”, banditi per importi al di sotto di valori soglia oltre i quali sarebbe stato necessario imbastire formale gara di appalto.
In questo modo, l’invito a partecipare veniva sistematicamente effettuato ad imprese, riconducibili al gruppo criminale, le quali, a turno, risultavano aggiudicatarie dei lavori. Questi ultimi, pur risultando falsamente attestati come avvenuti, di fatto in gran parte non venivano eseguiti.
A tale scopo, sono stati instaurati consolidati rapporti corruttivi con Donnarumma S., residente a Pimonte, in provincia di Napoli, dirigente responsabile del “Servizio Tecnico Area Sud” della predetta Azienda sanitaria, il quale non solo aggiudicava l’appalto in violazione delle norme di trasparenza, correttezza e imparzialità, ma consentiva al sodalizio di conseguirne il pagamento pur in assenza dell’esecuzione dei lavori.
Questo gruppo criminale riusciva così, negli ultimi anni, ad incamerare illecitamente e “a costo zero” appalti per oltre 6 milioni di euro, che venivano riciclati nello svolgimento delle attività immobiliari del sodalizio – come l’acquisto, la ristrutturazione o la costruzione di edifici da parte di società del gruppo con sede in Provincia di Lucca e Grosseto. Con tali operazioni veniva inquinata l’economia legale e alterate le condizioni di concorrenza.
Una parte dei profitti veniva anche trasferita e, all’occorrenza, monetizzata attraverso pagamenti di forniture fittizie alla società EDILIZIA Srl., con sede legale a Roma e base operativa a Casaluce, in provincia di Caserta, di fatto diretta dall’imprenditore Ferri V., residente a Frignano(CE) anch’egli destinatario di misura cautelare personale.
Quanto al pubblico ufficiale Donnarumma, quest’ultimo, a fronte dei favori resi all’organizzazione, otteneva denaro, la vendita di un appartamento ad un prezzo ampiamente sottostimato e altre utilità a favore di suoi familiari.
Ad alcuni tra i soggetti oggi arrestati viene altresì contestata l’aggravante di aver agevolato la cosca mafiosa dei casalesi “fazione Michele Zagaria”, notoriamente radicata nel casertano (Casapesenna, San Cipriano D’Aversa, Trentola Ducenta, San Marcellino) e con ramificazioni in Toscana, nel Lazio e in Emilia Romagna, da sempre caratterizzata per il suo particolare attivismo nel mondo imprenditoriale e nel settore degli appalti pubblici. In particolare, i Piccolo e De Rosa potevano considerarsi “a disposizione del clan” avendogli inoltre consentito, tramite un imprenditore campano considerato “a libro paga” della famiglia Zagaria, di aggiudicarsi diversi appalti della ASL 3 di Torre Annunziata.
Tra gli ulteriori appartenenti al gruppo criminale c’è anche un avvocato, indagato a piede libero ed esercente l’attività di consulente del lavoro con sedi a Salerno e a Follonica, il quale, consapevole della fittizietà dei lavori e della riconducibilità della aziende interessate ai suddetti soggetti, forniva loro servizi contabili e amministrativi, assicurando un’apparente regolarità delle attività imprenditoriali e della contabilità degli appalti.