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Contiuna il “bagno di sangue” in Siria nonostante gli appelli (inascoltati) dell’ONU
Le bombe siriane, nonostante le richieste dell’ONU di fermare questo bagno di sangue, continuano a cadere e seminare morte nella parte orientale di Ghouta. Gli Stati Uniti hanno depositato all’ONU una risoluzione per il cessate il fuoco immediato, denunciando l’atteggiamento ostile ad ogni applicazione di tregua di Mosca e Damasco. Nonostante l’intensità sia leggermente diminuita, continuano i bombardamenti aerei e gli attacchi di artiglieria, sull’enclave ribelle assesiata, operati dalle forze del presidente Bashar al-Assad, sostenute da il suo alleato russo. Il regime è riuscito, grazie alle sue devastanti operazioni militari a recuperare il 60% del territorio e ad isolare le principali città, con l’obiettivo di indebolire i ribelli ed impedire l’arrivo dei rinforzi. Identica sorte sta spettando alla roccaforte curda di Afrine nella Siria nordoccidentale, dove centinaia di civili sono fuggiti di fronte all’avanzata dell’esercito turco. Le forze di Ankara ormai controllano più della metàdi questa enclave curda e stanno avanzando da tutte le parti verso la città spingendo centinaia di civili a fuggire. L’ONU ed i principali paesi dello scacchiere internazionale , pur cercando a turno di alzare la voce, sembrano impotenti , incapaci o pienamente decisi a risolvere il complicato conflitto siriano, mentre la popolazione paga un terribile costo umano della guerra.