Cinquant’anni fa ci lasciava il “Principe della risata”,  Antonio De Curtis in arte Totò. E’ stato, sicuramente, il più grande comico napoletano ed italiano che  ha lasciato un segno indelebile anche come drammaturgo, poeta, paroliere, cantante. Dopo un faticoso inizio in piccoli teatri napoletani decide di tentare la fortuna trasferendosi a Roma ed è  al Teatro Jovinelli, dove debutta recitando il repertorio di Gustavo De Marco, che raggiunge l’agognato  successo: arrivano, in breve tempo,  le scritture nei teatri più famosi come, solo per citarne alcuni, il Teatro Umberto,  San Martino di Milano e il Maffei di Torino. Poi viene  anche il cinema: dal 1937 al 1967 interpreterà 97 film accanto ai migliori attori dell’epoca, da Peppino De Filippo (probabilmente la sua migliore spalla) ad Aldo  Fabrizi,  Nino Taranto, Macario, Mario Castellani, Vittorio De Sica, Titina De Filippo, Tina Pica, Anna Magnani ma la lista di questi autentici mostri sacri del cinema italiano potrebbe essere  lunghissima e  viene  diretto da registi del calibro di Monicelli, Steno per finire con Pier Paolo Pasolini che ebbe il coraggio di sdoganarlo dal ruolo di attore comico  in “Uccellacci e uccellini”. Non troppo amato dalla critica  dell’epoca con la solita  puzza sotto il naso è , invece,  osannato dal popolo che lo ha sempre adorato e con il passare degli anni eletto indiscusso sovrano della comicità. Ancora oggi, a distanza di decenni, nel rivedere i suoi film si prova lo stesso piacere di ridere come se fosse la prima volta e  le battute del comico napoletano, continuano ad imperversare  nei dialoghi delle gente, dai ragazzini agli anziani, a dimostrazione della modernità e della geniale capacità di Totò di interpretare e cogliere i  vizi e le  virtù del popolo italiano. Onore ,quindi, ad un uomo che ha reso immortale una comicità non banale, a tratti elegante, intelligente e mai volgare, signore sul set come nella vita , vero interprete di quella vena ironica e comica che fa di Napoli una città particolare ed unica al mondo.

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