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Welfare in Calabria: il Consiglio di Stato sconfessa il Comune di Catanzaro e respinge il ricorso evidenziando l’esigenza di far prevalere l’interesse degli utenti
Il Consiglio di Stato ha sconfessato il Comune di Catanzaro per la vicenda della riforma del Welfare varata nel 2019 dalla Regione Calabria. Infatti, con ordinanza depositata oggi, 12 marzo, il Consiglio di Stato ha rigettata la domanda cautelare del Comune di Catanzaro che aveva chiesto la sospensiva del regolamento regionale con il quale, in attuazione della legge regionale n. 23/2003, era stata varato il sistema integrato degli interventi in materia di servizi e politiche sociali, attribuendo le competenze ai comuni.
Già il Tar Calabria, aveva respinto il ricorso del Comune che, però, non si era dato per vinto e, imperterrito, ha presentato ricorso al Consiglio di Stato, chiedendo anche la sospensiva, adducendo pregiudizi gravi e non riparabili dovendo sostenere oneri senza che la Regione avesse assicurata adeguata copertura finanziaria. Sulla richiesta di sospensiva si era in un primo momento pronunciato lo scorso mese, con ordinanza monocratica, il Presidente della terza sezione del Consiglio di Stato, accogliendo la domanda sul presupposto dell’esistenza del pericolo e pregiudizio per il Comune.
Ora l’Ordinanza collegiale, sulla base della corposa e documentata difesa posta in essere dal competente Settore e dall’Avvocatura regionale, ribalta completamente la vicenda e respinge la domanda e sconfessa, per tabulas, la tesi sostenuta dal Comune di Catanzaro, non solo evidenziando che non c’è chiara evidenza delle ragioni del comune, ma addirittura che non sussiste in alcun modo il periculum in mora addotto dall’ente comunale dal momento che la Regione gli aveva assegnato nel mese di maggio ben 2.793.323,43 euro, che addirittura lo stesso comune aveva speso in minima parte, per cui è inesistente, afferma il Consiglio di Stato, il ventilato rischio di scopertura del bilancio.
Ma il Consiglio di Stato addirittura va oltre, affermando un importante e significativo principio cioè che a fronte di quanto evidenziato, è piuttosto l’interesse degli utenti cui le prestazioni erogate dalle strutture socio-assistenziali sono destinate – e a monte l’interesse di queste ultime ad essere accreditate e contrattualizzate – a dovere, nelle more prevalere.
E’ questo un messaggio forte che da il Consiglio di Stato al Comune, cioè che al di là delle inconcepibili beghe tra amministrazioni, che violano il principio costituzionale di sana e leale collaborazione, deve prevalere l’interesse degli utenti. E’ questo non può che valere ancora di più in una regione come la Calabria, dove sono tanti i bisogni sociali e tante le situazioni di povertà.
Soddisfazione per l’esito del giudizio è stata espressa dall’Assessore regionale al Welfare, Gianluca Gallo.
<<La Regione, ha precisato Gallo, ha operato bene; i giudici amministrativi – continua- hanno sancito che la Regione, attraverso l’assessorato, ha effettivamente stanziato in favore dei Comuni, in misura congrua e sufficiente, le risorse destinate al funzionamento del sistema. L’auspicio è che da un lato riparta il confronto per una robusta revisione della cosiddetta riforma e che, dall’altro, i Comuni capiambito procedano tutti, senza distinzioni né ulteriori ritardi, a onorare i propri impegni, in particolare provvedendo subito alla liquidazione delle spettanze dovute alle strutture socioassistenziali che, in questi mesi, hanno continuato a garantire la puntuale erogazione dei servizi pur senza ricevere le dovute spettanze, in qualche caso con ritardi arrivati a toccare le 15 mensilità arretrate, a danno dei lavoratori e degli stessi cittadini utenti>>.
«La necessità di cambiare e rivedere radicalmente quella che è stata definita riforma del welfare – ha proseguito Gianluca Gallodice – non è più solo il punto di vista mio e di quei pochi altri che apertamente si opposero alla sua introduzione, ma è ormai una necessità condivisa da tutti gli attori del terzo settore e dalla stragrande maggioranza dei sindaci calabresi, resa peraltro evidente dalle criticità emerse in questi mesi. Tuttavia, questo percorso di revisione, al quale non si intende e non si può oggettivamente rinunciare, dovrà avvenire senza mettere a rischio la tenuta e l’integrità del sistema, come è doveroso che sia a tutela dei cittadini e come anche la pronuncia del Consiglio di Stato, ora, impone».